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Vent’anni di Kater I Rades, l’Albania omaggia il Salento

VALONA- Finora, a Valona si è detto di voler dimenticare. Troppo brucianti, ancora, le ferite che ha provocato. La tragedia della Kater I Rades, però, torna ad avere il peso di tutti i vent’anni che sono passati. E adesso anche l’Albania vuole ricordare. Lo fa rendendo omaggio alla terra che ha accolto i suoi profughi, il Salento. E lo fa con un gesto carico di simboli.

Domenica mattina, il teatro Petro Marko di Valona ha ospitato la cerimonia di consegna della cittadinanza onoraria della città a Pino Marchionna, il “sindaco ragazzino” (aveva 37 anni) di Brindisi ai tempi del grande esodo del 1991.

“Una delle delibere più significative che abbia firmato durante questi due anni come sindaco di Valona”, ha spiegato il primo cittadino della città albanese, Dritan Leli. E questo perché l’impegno nell’accoglienza portato avanti da Marchionna “dimostra che l’amore e il rispetto tra le nostre due città e, soprattutto, tra i nostri due paesi, era profondamente radicato nella vostra fede”.

L’occasione, si diceva, i vent’anni dal naufragio nel Canale d’Otranto: 81 i morti accertati, tra i 24 e i 27 i dispersi, 34 i superstiti. Rubata dai trafficanti di uomini dal porto di Saranda, la Kater era partita da Valona nel pomeriggio del 28 marzo: progettata per 9 membri dell’equipaggio, salpò con circa 142 persone a bordo. Alle 18.45, l’urto con la corvetta della Marina Militare italiana, la Sibilla. Quasi venti minuti dopo, l’affondamento. Anche in Cassazione sono stati condannati entrambi i comandanti. E quella tragedia del venerdì santo ha segnato la svolta dell’Italia nell’approccio ai migranti: non più respingimenti al largo, in mare si salvano tutti.

Presente a Valona, nella cerimonia voluta da Fate Velaj, direttore del “Vlora forum for International Dialogue”, anche il premier Edi Rama. C’erano anche i nostri, come Gigi De Luca, direttore dell’Istituto per il Mediterraneo. E Costas Varotsos, artista greco ideatore dell’opera conservata a Otranto, il relitto che risorge dalle acque. Ed è a Otranto che si chiude, martedì sera, la lunga commemorazione, con una riflessione sui nuovi approdi.

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