CronacaLecce

Racale, investono in oro, ma scoprono che la società non ha più nulla

Dopo una vita di lavoro trascorsa all’estero, Aldo, di origini salentine, e la moglie, nel 2017 comprano casa a Racale. Una volta stabilizzati decidono di investire i propri risparmi, e nell’agosto del 2020 incontrano un commerciante di oro del posto e vengono convinti ad investire in oro rispetto a qualsiasi altra soluzione bancaria dicendo che i lingotti sarebbero divenuti di esclusiva proprietà con la possibilità di usufruire gratuitamente del caveaux blindato di cui l’imprenditore era dotato nella sede di Racale. Da Roma, per conto del commerciante, arrivano due venditori e con loro i coniugi sottoscrivono il contratto decidendo di acquistare un chilo d’oro, costituito da due lingotti da 500 grammi, effettuando un bonifico di 54mila 248 euro e 89 centesimi alla Esposito Group Spa. Lo scoro mese di maggio, a distanza di quattro anno, avendo necessità di liquidità per necessità economiche, chiedono di ritirare ciò che è di loro proprietà. Ma scoprono che la ditta di cui era titolare Emanuele Esposito era stata sottoposta a misura cautelare e che probabilmente l’uomo, scarcerato nel marzo del 2023, non era più in Italia. Nelle scorse ore l’amministratore giudiziario ha comunicato ai coniugi che l’oro non c’è. Era novembre del 2022 infatti quando la finanzia eseguì sette misure cautelari nei confronti di promotori, organizzatori, amministratori, prestanome e liberi professionisti accusati di associazione per delinquere, emissione e/o utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio, autoriciclaggio, sottrazione al pagamento delle imposte e bancarotta fraudolenta. Al centro dell’operazione proprio Esposito, operatore professionale del commercio di oro, metalli preziosi ed oro da investimento, che secondo gli investigatori sarebbe l’autore di una fitta rete di società cartiere (italiane ed estere) e di un complesso sistema di frode fiscale e riciclaggio internazionale di denaro. La coppia di coniugi, difesi dall’avvocato Alberto Ghezzi, hanno presentato una denuncia querela per appropriazione indebita.

IL COMMENTO:

“Io mi sento in prigione, perchè non è possibile vivere senza oro. Mi sento veramente male. Non siam potuto neanche andare al battesimo di nostro nipote perchè non abbiamo i mezzi. Tutti i risparmi di una vita, con sacrifici, li abbiamo piazzati in metallo, per poi scoprire che non avevamo nulla. Chiediamo giustizia, verità, protezione e riavere quei nostri risparmi. Confido nella magistratura”.

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