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Cercasi personale, “ma le proposte sono indecenti”

LECCE – Liliana ha 38 anni, è originaria di Leporano (in provincia di Taranto) e lavora in cucina da quando ne aveva 18. Li ultimi dieci, però, li ha trascorsi a cercare lavoro in provincia di Lecce. Alle spalle un diploma alberghiero, corsi di perfezionamento nell’istituto “Eccelsa” e più esperienze maturate nelle vesti di tutor per studenti provenienti da tutta Europa. Oggi lavora nella cucina dell’Hilton, è felice, dopo aver attraversato la caccia aperta al lavoro, il precariato e soprattutto proposte inaccoglibili. Ecco perchè al dito puntato contro “i giovani che non vogliono lavorare” proprio non ci sta.

“Un albergo a quattro stelle di questo territorio mi ha proposto 1.100 euro al mese per quaranta ore settimanali, senza vitto e alloggio – racconta Liliana – di base, per la mia posizione, la proposta dovrebbe oscillare tra i 1.800 e i 2.000 euro al mese”.

Ecco perchè quelle mille e cento euro suonano come una beffa.  “A maggior ragione – aggiunge – se si considera cosa significhi guidare una cucina, ancor più di un certo livello, gestendo spesa, personale e qualità del servizio in toto, con il carico di responsabilità che ne deriva”.

Di proposte come questa, negli ultimi dieci anni, Liliana ne ha ricevute a bizzeffe, ma non si è mai arresa. Nonostante ciò, non intende assolutamente fare di tutta l’erba un fascio. E questo perchè ha conosciuto anche esempi virtuosi, come testimonia l’esperienza vissuta in una struttura ricettiva di Torre Rinalda. Bella, bellissima, durata però purtroppo giusto il tempo di una stagione. “Mosche bianche – così le definisce – che nella vita incoraggiano comunque ad andare avanti”.

E allora nel dibattito, che in estate si fa acceso, sulla difficoltà del reperire personale, l’appello è chiaro: “bisogna chiedersi come mai non si riesca a reperirlo e se i contratti proposti siano sempre all’altezza dell’impegno richiesto. Ne deve valere la pena – conclude – è una questione di rispetto reciproco. I giovani volenterosi ci sono e come. Ma confondere il lavoro con lo sfruttamento non è giusto”.

 

 

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