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Eolico nel mare Otranto-Castro, i primi no. Regione al lavoro per frenare l’assalto offshore

LECCE- Arrivano i primi no secchi e anche le prime frenate sul grande impianto eolico nel mare tra Otranto e Castro, di cui Telerama ha parlato in anteprima, progetto presentato pubblicamente ma ancora non depositato da parte della Falck Renewables e di BlueFloat Energy. Un centinaio di pale galleggianti, alte 250 metri, da posizionare tra i 10 e i 25 km dalla costa, con un cavidotto a terra previsto in località La Fraula, a Santa Cesarea.

Il tema sarà al centro di un incontro apposito convocato per la prossima settimana in maniera congiunta dagli assessorati regionali allo Sviluppo Economico e all’Ambiente. Al di là del singolo progetto, che sarà valutato nel merito al momento opportuno, ciò che preme ora è delineare una strategia all’interno del Pear, il piano energetico regionale che dovrebbe essere approvato entro fine anno. Dovrà prevedere la linea che la Puglia vuole darsi sulla transizione energetica, dagli impianti esistenti all’idrogeno all’eolico off shore, stabilendo cosa si vuole fare e quali le aree idonee. È quello lo strumento in cui la Regione deve calare la sua visione, da portare anche a Roma, visto che il rischio al momento è che tutti questi progetti passino sulla testa dei territori, dato che anche le Regioni sono relegate a un ruolo marginale in sede di rilascio di autorizzazioni, competenza del Ministero.

Giovedì incontrerò l’azienda, che vuole presentarmi il progetto – annuncia l’assessore regionale allo Sviluppo Economico Alessandro Delli Noci – . In linea generale – aggiunge – penso che iniziative come questa vadano inserite in un piano energetico regionale e che ci siano aree paesaggisticamente più compatibili rispetto ad altre per accogliere questi impianti. Quella tra Otranto e Castro personalmente la ritengo non compatibile”. Sulla stessa linea l’assessore regionale all’Ambiente Annagrazia Maraschio: “Non potremo consentire nel nostro territorio iniziative che vadano al di fuori di una pianificazione regionale che tenga insieme gli obiettivi della transizione energetica e gli interessi diffusi come la tutela del paesaggio. Non sarà compito facile nei prossimi mesi. Senza voler entrare nel merito del progetto, qui impressiona la vicinanza alla costa e personalmente ho una posizione di opposizione a impianti di questa portata”.

In Regione un’interrogazione urgente è stata già presentata all’assessora Maraschio da parte di Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia Domani: “Facciamo appello alla sua sensibilità e alla sua salentinità perché si opponga a questo piano scellerato – dice il consigliere regionale -. Non ci fa paura l’esercito di giganti dell’eolico off shore che avanza spedito alla conquista del mare del Salento e siamo pronti alle barricate per fermare l’aggressione al nostro patrimonio più prezioso: l’ambiente e il paesaggio. Chiediamo alla Regione di schierarsi dalla parte del territorio senza tentennamenti e senza condizioni, perché si impedisca di immolare sull’altare della transizione ecologica una delle coste più belle al mondo, quella che va da Otranto a Leuca”.

Un no “forte e convinto all’eolico offshore”, inoltre, arriva dagli amministratori del Movimento Regione Salento dei tre Comuni direttamente coinvolti, dunque l’assessore alle Politiche sociali di Castro, Valentina De Santis; i consiglieri comunali di Santa Cesarea Maria Corvaglia, Ivan Maschio, Sergio De Notarpietro; la consigliera otrantina Serena Paoletti. A loro avviso, “è veramente inquietante lo scenario prospettato” e annunciano sin da ora che “nessuna mancia, nessun accordo su un ipotetico ristoro, potrebbero farli cambiare idea”. Si era già espresso in tal senso anche il vicesindaco di Castro, Alberto Capraro.

Non abbiamo ancora visto le carte, ci faremo un’idea solo dopo”, commenta, invece, il presidente della Provincia di Lecce Stefano Minerva. “Non siamo stati coinvolti – dice, infine, Nicola Panico, presidente del Parco Otranto-Leuca ma non possiamo avere posizioni di apertura rispetto a un progetto che riteniamo incompatibile sia per l’aspetto naturalistico – e il riferimento è anche al sistema delle grotte presenti in quel tratto – che per quello paesaggistico. Il nostro è un no”.

 

t.c.

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