Cronaca

Giudice arrestato: il gip convalida l’arresto e dispone i domiciliari. Ma non fu concussione

LECCE- Non fu concussione, ma “induzione indebita a dare o promettere utilità”. Il gip Carlo Cazzella ha riformulato l’accusa per la quale il Got -giudice onorario del tribunale- Marcella Scarciglia, 44enne di veglie, è stata arrestata in flagranza martedi scorso. Inoltre la donna, che venerdì ha risposto alle domande del giudice durante l’interrogatorio di convalida, lascia il carcere e va ai domiciliari nella sua abitazione. La sua è stata sostanzialmente, una confessione, avendo ammesso gli addebiti. Il giudice ha convalidato l’arresto ma ha alleggerito la misura cautelare. La donna infatti sino a questo momento si trovava in carcere con l’accusa di aver intascato 1 500 euro da un perito grafologo da lei precedentemente nominato in due procedimenti civili. Denaro che è stato trovato in casa e sequestrato dagli agenti. 

E’ questa la decisione del Gip Carlo Cazzella all’indomani dell’interrogatorio in carcere della 44eenne che, assistita dai suoi legali Giuseppe Corleto e Antonio Malerba, ha risposto a tutte le domande. Il giudice ha convalido l’arresto disponendo la misura dei domiciliari ma, soprattutto,  ha riqualificato l’imputazione ed escludendo la concussione. La donna cioè non ha costretto il perito con violenza o minaccia, ma solo con un’opera di persuasione finalizzata ad ottenere una ricompensa per la liquidazione delle consulenze e per la promessa di nuovi incarichi. Il perito quindi non è stato posto davanti ad una drammatica alternativa. 

Nel corso dell’interrogatorio la Scarciglia ha ammesso di aver chiesto al perito 1500 euro per la liquidazione delle due consulenze e l’assegnazione in futuro di altri incarichi. Il motivo? Un periodo buio, di ristrettezze economiche. Ci sono ancora punti oscuri che, secondo il giudice, la 44enne non avrebbe chiarito: ad esempio la convocazione dell’avvocato di una delle parti in causa per valutare se la consulenza fosse di suo gradimento, la richiesta di aiuto al consulente per la redazione della sentenza, o ancora il coinvolgimento del suo cancelliere.Il giudice, considerata la confessione, non ha ritenuto ci fosse il pericolo dell’inquinamento probatorio. Al contrario, non essendo arrivata una formale sospensione, ha ritenuto sussista il pericolo della reiterazione del reato. Ora tutti gli atti saranno trasferiti a Potenza. 

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