MELPIGNANO- A giugno aveva già ricevuto una diffida a non continuare i lavori, ma la società di Melpignano titolare della cava di contrada Carmine Caturo, a Carovigno, nel Brindisino, pare averla ignorata. È andata avanti nell’attività estrattiva di pietra calcarea, in maniera totalmente abusiva, secondo i carabinieri del Noe di Lecce, che nelle scorse ore, al comando del tenente colonnello Nicola Candido, hanno provveduto a sequestrare beni per 300mila euro e a denunciare quattro persone.
Sotto chiave sono finiti la cava ampia 4mila metri quadrati e profonda quaranta metri, oltre a una pala meccanica, un muletto ed altra attrezzatura utilizzata per l’estrazione della pietra. Sul fondo, come si vede da queste foto, la pietra già estratta, in blocchi di varie dimensioni e forme, utilizzata per la realizzazione di arredi urbani e domestici.
Alla Procura di Brindisi sono stati segnalati due operai, il direttore responsabile della cava e l’amministratore della società di Melpignano. A tutti viene contestato il fatto di non aver ottemperato alla diffida emessa dall’Ufficio minerario della Regione Puglia con la quale si sospendeva l’attività di coltivazione della cava per motivi di sicurezza. L’imprenditore leccese è accusato anche di omessa denuncia all’autorità di vigilanza competente, omessa comunicazione di inizio lavori al Comune di Carovigno ed omessa predisposizione del documento sulla stabilità dei fronti.
Non è la prima volta che i militari del Noe scoprono attività estrattive totalmente irregolari. In quella stessa contrada, a giugno, sono stati apposti i sigilli ad un’altra cava di un ettaro di un’altra società e beni per ben 7 milioni di euro.