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Salento “trivellato” (“petrolio marino”), “intubato” ( gasdotto) e defraudato ( da Roma a Bari)

LECCE-  Tutto ha un inizio nel 1973 quando si decise che l’A14, l’autostrada che collega il nord alla Puglia, doveva interrompersi a Bari. Da quell’anno parte l’isolamento governativo del Salento e lo schiacciamento del capoluogo pugliese rispetto alle province di Lecce, Brindisi e Taranto.

Le Puglie, così chiamavano la Regione per delineare chiaramente la lunghezza e la differenza storico-culturale, sembrava finissero a Bari e solo la caparbietà del popolo salentino, con decenni di sacrifici-iniziative imprenditoriali e lotte, ha fatto si che da qualche anno, realtà come Lecce – Ostuni – Leuca e Gallipoli (per non citarle tutte) diventassero attrazione turistica rispetto ad anni in cui, fuori dalla Puglia, in molti non ne conoscevano l’esistenza tanto da dar per certo che: dichiarandosi pugliesi si fosse unicamente baresi. 

Tanto netta la volontà delll’isolamento che, per non avvicinare il Salento a Bari, si penso all’autostrada per Taranto ma non sino a Lecce. Per decenni si dovette invece lottare, sacrificando decine e decine di vittime stradali, per ottenere la 4 corsie che collega il capoluogo pugliese a quello salentino tanto da terminare l’infrastruttura stradale solo pochi mesi prima del 2000.

L’isolamento governativo ed Istituzionale fu aggravato negli anni anche dalla supremazia di Bari e dalla lobby dei poteri forti gemellati con l’allora democrazia cristiana, tranne alcune sporadiche fasi in cui, il Salento, riusci a farsi sentire prima con l’on. Nicola Quarta e poi con il magliese Salvatore Fitto.

Oggi che appare tutto più roseo, rispetto al periodo 1970/2000, si continua spesso a subire la sperequazione nella ripartizione dei fondi regionali e l’invasione nociva di multinazionali che tentano di sfruttare il territorio, prospettando crescita occupazionale ed economica, per un arricchimento proprio ed a discapito del Salento.

Gli esempi più eclatanti? L’azione della Tap e le trivelle americane nel mare di Leuca senza dimenticare lo zampino romano, nel tentativo di scipparci 280 milioni di euro, ed isolare il Sud della penisola impedendo la futura 275. L’unità del territorio e di tutte le Istituzioni affinchè, Finis Terrae, sia solo l’identificazione del nostro Tacco d’Italia e non la fine di un Territorio.

Cordialmente Giuseppe Vernaleone

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