Cronaca

Sempre più insinuati nella legalità: così i clan hanno raggiunto la pax

SALENTO – A garantire la “pax mafiosa” tra i gruppi criminali salentini è il metodo di infiltrazione nell’economia legale, che gradualmente hanno affinato e continuano ad affinare. Una silente e pacifica spartizione del “pane”.

È uno dei passaggi focali dell’ultima relazione stilata dalla DIA, Direzione Investigativa Antimafia, sulle attività svolte tra luglio e dicembre 2021.

Qui l’evoluzione dei clan, storici e nascenti, è descritta come “un’effervescente strategia operativa, che tende a permeare in modo silente anche il tessuto economico“. E l’allarme cresce di anno in anno.

Fa il paio con questa fotografia scattata dagli inquirenti, quanto dichiarato dalla Prefetta leccese Maria Rosa Trio il 25 ottobre dello scorso anno. Quel giorno, in occasione della Commissione Regionale di studio e inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata, la perefetta è andata dritta al punto: “vige una situazione di pace tra i gruppi criminali – ha detto – essendosi oramai inseriti nell’economia legale, con particolare riferimento – ha rimarcato – al settore del commercio e del turismo in cui riciclano il danaro”.

In quella stessa occasione a farle eco anche il Procuratore della Repubblica di Brindisi, Antonio De Donno. Dalle sue parole, la conferma di un modus operandi consolidato anche nel territorio di sua competenza.

Le organizzazioni criminali del brindisino – ha detto De Donno – si possano distinguere in tre tipologie: “una prima caratterizzata da una cultura mafiosa radicata agli anni 90 contrapposta allo Stato; c’è poi una fascia intermedia, consolidata in clan, che presidia i singoli territori con forte capacità di intimidazione, dedita all’estorsione e allo spaccio di droga, agevolata dalle sponde albanesi e slave“. “Il terzo livello – ha poi aggiunto – è quello dei giovanissimi che non possono ancora esercitare il traffico di stupefacenti, ma commettano reati violenti (come sparatorie) con motivazioni pretestuose, per salire (in realtà) nella scala gerarchica ed essere accreditati nel modo della droga”.

Ebbene proprio l’evoluzione criminale delle nuove leve – secondo la relazione DIA – è quella a dover preoccupare maggiormente. “Sembrerebbero utilizzare il territorio per infiltrarsi negli affari pubblici – si legge – soprattutto quelli riguardanti i settori del turismo e della ristorazione“. “In linea generale – tirano le somme gli inquirenti – tutti i comuni della provincia orientale subiscono l’influenza delle compagini di Lecce e Brindisi, manifestando anche affinità nell’evoluzione del modo di agire.

E, di fatto, anche il capitolo dedicato al Tarantino non fa eccezione. “La commistione mafioso-imprenditoriale-politica inizia ad affacciarsi anche in questi territori – scrive la Direzione Antimafia – come evidenziato dell’operazione di polizia “Taros” del marzo 2021, che ha coinvolto alcuni appartenenti alla Giunta Comunale di Leporano“.

Lo stesso Procuratore di Lecce, Leonardo Leone De Castris, sulla vicenda ha detto: “a fronte della persistenza del fenomeno mafioso, nuovi orizzonti di attività appaiono dischiudersi per lo stesso (…) delineando l’interesse delle organizzazioni criminali in diversi settori dell’economia, quali la ristorazione; il commercio degli idrocarburi in frode e lo smaltimento illecito dei rifiuti, con relazioni sempre più inquinate con esponenti delle pubbliche istituzioni”.

Tradotto: sotto la quiete, quella che si sta consumando è la perfetta tempesta.

 

https://www.youtube.com/watch?v=rMG875SYiF8

 

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