LECCE – È stato aggiornato al 14 aprile il processo a Paulin Mecaj, 31 anni, di origini albanesi, e Andrea Capone, 28 anni, entrambi residenti a Lequile. L’accusa è di omicidio aggravato. Il primo è il presunto autore materiale, colui che avrebbe sparato un colpo di pistola a bruciapelo, uccidendolo, a Giovanni Caramuscio; il secondo, sarebbe suo complice. Complice prima di tutto nella rapina sfociata nel sangue.
Era la sera del 16 luglio scorso, ore 23,00 circa. Caramuscio, ex bancario 69enne di Monteroni padre di tre figli, era con la moglie allo sportello bancomat del Banco di Napoli a Lequile, sulla strada per San Pietro in Lama, per prelevare del denaro, quando dal buio sbucarono due individui, uno dei quali armato. La vittima della tentata rapina avrebbe reagito e Mecaj gli avrebbe sparato a sangue freddo, ammazzando l’uomo davanti alla moglie sotto choc.
Il primo a essere arrestato dai carabinieri, il giorno dopo, fu proprio Mecaj; poi, incastrato dalla felpa che indossava, ripresa dalle telecamere di videosorveglianza durante la rapina e ritrovata in fondo a un pozzo poi, toccò a Capone. Rispondono anche di rapina e porto abusivo di arma.
Il processo è stato aggiornato perché era assente uno dei legali.
Il pm è Alberto Santacatterina; Mecaj è difeso dall’avvocato Luigi Rella, che in aula è stato sostituito dal collega Cristiano Solinas; Andrea Capone da Maria Cristina Brindisino e Raffaele Francesco De Carlo. La difesa aveva chiesto che gli imputati fossero giudicati con rito abbreviato, che prevede la riduzione di un terzo della pena, ma il giudice per le indagini preliminari lo ha negato in accordo con la riforma attuata con la legge 33 del 12 aprile 2019 che prevede l’«Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell’ergastolo».
La famiglia della vittima è assistita dall’avv. Stefano Pati.
