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Stop proroghe dal 2024: balneari divisi. Cresce l’attesa per i decreti attuativi

SALENTO – Da una parte c’è chi parla di condanna a morte e umiliazione della storia dell’imprenditoria balneare. Qualcun altro, invece, di doveroso ripristino dei principi di democrazia e meritocrazia sul pubblico demanio. Tutti, ad ogni modo, attendono di conoscere più nel dettaglio come il Governo intenda procedere.

Intanto, però, il dado è tratto: tutte le concessioni demaniali, incluse quelle balneari, saranno prorogate fino al 2023. Poi saranno avviate le nuove gare. Una questione scottante, per la quale la svolta – che inevitabilmente era nell’aria – è arrivata martedì pomeriggio, quando il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera all’unanimità agli emendamenti al ddl concorrenza per la riforma delle concessioni in questione. Lo scorso ottobre l’adunanza plenaria del Consiglio di Stato era stata chiara nell’indicare la fine di validità dei titoli esistenti. Tutto era partito dal caso Lecce. Allineare la Legge a quella sentenza dei giudici amministrativi si è reso necessario.

Fino a quando non saranno resi pubblici i decreti attuativi, le uniche certezze previste dalla riforma per il momento sono queste.

Saranno fatte salve solo le concessioni rilasciate secondo procedure selettive e nel rispetto delle regole Ue: solo per queste resteranno efficaci le scadenze fissate.

Stando ai criteri adottati, si cercherà di tutelare le gestioni familiari, individuando tra i criteri premianti anche il fatto che nei cinque anni precedenti il reddito proprio e del proprio nucleo familiare si sia fondato prevalentemente sulla gestione del lido e si terrà conto della titolarità o meno di altre concessioni o di altre attività imprenditoriali. Inserita anche la clausola occupazionale. Dovranno, in ogni caso, essere previsti eventuali ristori per chi perderà le concessioni, a compensazione degli investimenti fatti fino al 2033, termine fino al quale in precedenza, per legge, erano state estese.

Quanto ai canoni, molto contenuti per non dire irrisori quasi ovunque, il governo dovrà definire “criteri uniformi per la quantificazione” tenendo in considerazione anche il pregio naturale e l’effettiva redditività delle aree demaniali da affidare.

Sul versante fruitori, poi, è stabilito che i gestori dovranno garantire a tutti l’accesso al mare, attraverso “la costante presenza di varchi per il libero e gratuito accesso e transito”. Si terrà conto, inoltre, del contenimento dei prezzi degli ombrelloni e della qualità del servizio offerto.
Le associazioni di categoria, si diceva, si fanno già sentire. E i pareri sono, però, discordi.

Parla di “funerale del settore” la Federazione Imprese Balneari, guidata nel Salento da Mauro della Valle. «Dopo anni di supporto alle spiagge pubbliche abbandonate e prive di ogni servizio, dopo due anni di pandemia, i balneari portano a casa una liquidazione forzata della propria azienda e la svendita dei confini nazionali -dice- il tutto a favore di potenze industriali organizzate».

«Con questo emendamento -chiosa- nessun giudice potrà più sollevare la questione alla Corte di Giustizia: con questa abrogazione la politica italiana ha alzato bandiera bianca, mentre si poteva aspettare il responso della Corte di Giustizia. Assurdo! Nessuna garanzia dopo quasi 100 anni di storia!»

Di tutt’altro avviso, in attesa di leggere i decreti attuativi e poter entrare nel merito di questo stabilito, il Sindacato Balneari di ConfCommercio Lecce, presieduto da Sandro Portaccio.

«La situazione -dice- non ci sembra poi così catastrofica. Attendiamo i documenti ufficiali. Il principio della gara è democratico: la spiaggia è pubblico demanio e non certo di un bene di proprietà. Il tempo per prepararsi alle gare c’è. Ed è giusto che la meritocrazia e l’applicazione della Legge siano gli indacatori guida per gli affidamenti -continua- le richieste sindacali sono state accolte, dall’indennizzo per gli affidatari uscenti alle premialità per le imprese familiari».

Lamenta poco coinvolgimento nella decisione finale il presidente di di Confartigianato – Imprese Demaniali, Mauro Vanni. «Dopo mesi di discussione -accusa- non c’è stato un lavoro concreto, senza le parti tecniche, senza le Regioni e i sindacati .Il Parlamento dovrà lavorare per riempire il decreto di contenuti e noi ci batteremo affinché i decreti attuativi riconoscano i nostri diritti» conclude, preannunciando proteste e mobilitazioni.

https://www.youtube.com/watch?v=KQeFWUtEohY

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