SALENTO- Turni estenuati, lacrime ma al tempo stesso tanto coraggio. In queste settimane di piena emergenza coronavirus medici, infermieri e tutti i volontari sono messi a dura prova h 24. Sono tantissimi i post e le foto che circolano su Facebook, sono tantissimi anche i messaggi di incoraggiamento. Ma la realtà è un’altra: negli ospedali ci sono storie, tantissime vite appese ad un filo, molte anche le speranze che si spengono. E’ una battaglia dura che si sta combattendo contro un virus invisibile, ma che purtroppo lascia il segno dovunque, nel bene e nel male. Ed è difficile anche per gli stessi sanitari, chiamati ormai “angeli” a dare coraggio. Lo sa bene un’infermiera salentina che lavora al Pronto Soccorso dell’ospedale di Milano, che tra un intervento e l’altro, ha trovato il coraggio di mettere nero su bianco una sua emozione, vissuta in un momento di grande sconforto:
“Questa notte un signore di 50 anni -racconta nel suo messaggio- è arrivato e stava malissimo e volevano intubarlo. Appena glielo hanno detto è svenuto. Appena si è ripreso mi fa “posso chiamare mia moglie?”. È stata la telefonata più triste a cui io abbia assistito. Non faceva altro che dire “mi devono intubare, sono agitato, ma stai tranquilla, ti amo, vi amo, stai con i bambini” ho iniziato a piangere, non riuscivo a smettere. Chiude la telefonata, mi guarda negli occhi e mi fa “ho paura”, avrei voluto dirgli “anche io”, ma ho dovuto far finta di essere forte e dirgli “stai tranquillo che andrà tutto bene, devi essere forte” . Mi fa “mia moglie è a casa con due bambini piccoli”. E da lì di nuovo mille pianti. L’unica cosa che gli ho detto è stata “dammi il suo numero che lo do al medico e la chiameranno per aggiornarla, stai tranquillo” e mi ha risposto “siete degli angeli”. Alla fine ha reagito così tanto che non lo hanno intubato, è stato bravissimo, ha avuto un coraggio da paura..-conclude- e in quel momento io ho capito che il mio posto è lì”.
Si tratta di una breve ma intensa testimonianza, per dar il giusto risalto a quelle realtà che in queste settimane continuano a lavorare senza sosta, a rischio contagio, ma con un unico obiettivo: salvare il prossimo e abbattere il nemico, il prima possibile. Perchè solo #insiemecelafaremo
E.P.