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Poliziotta Vs Questura: quando un encomio non basta

BRINDISI- Il Capo della Polizia le aveva assegnato un encomio solenne e il questore aveva proposto anche l’attribuzione di una ricompensa per aver contribuito a sventare una rapina a mano armata in una gioielleria di Brindisi. Quel riconoscimento, però, si è tramutato in una presunta discriminazione: altri colleghi, infatti, hanno beneficiato di una promozione per merito straordinario per quella stessa operazione. Ecco perché una poliziotta in servizio a Brindisi ha trascinato davanti al Tar di Lecce il Ministero dell’Interno e la sua Questura, chiedendo – e ottenendo – che venissero annullati il decreto di encomio solenne, emesso dall’allora capo della Polizia Alessandro Pansa, e gli atti collegati. La sentenza è stata depositata qualche giorno fa.

I fatti di cronaca risalgono al 19 ottobre 2013: è un sabato mattina e nella gioielleria di via Verona, nel quartiere Sant’Elia a Brindisi, si presentano un 40enne del posto e una 22enne di Oria. Si fingono clienti, ma quando rivelano le loro intenzioni ed estraggono l’arma, uno dei due gioiellieri presenti riesce a lanciare l’allarme. I due malviventi restano bloccati nel negozio, grazie alla chiusura automatica delle porte. Quando arrivano i poliziotti, il 40enne improvvisa una messa in scena: finge di prendere in ostaggio la ragazza, puntandole la pistola contro e, allo scopo di guadagnare la fuga, trattandola da ostaggio. Parte anche un colpo contro la vetrina. Arriva la prima volante della Polizia. I due operatori della Sezione Antirapina invitano l’uomo ad abbassare l’arma, ma lui all’inizio si rifiuta. Poco dopo arrivano due ispettori che continuano a intimargli di arrendersi. E alla fine il rapinatore si sdraia a terra e altri due agenti lo bloccano. Una brillante operazione: quattro poliziotti sono stati promossi per meriti straordinari. Non, però, l’ispettore capo e gli altri che hanno invece ricevuto solo l’encomio. Eppure, come è emerso dalle ricostruzioni ufficiali e dai video, c’erano anche loro a fronteggiare il rapinatore che, tra l’altro, puntava la pistola proprio contro la poliziotta.

Il Tar alla fine ha dato ragione a lei, ritenendo “macroscopico” l’ “errore in cui è incorsa l’Amministrazione”: sebbene l’agente “abbia preso parte attiva all’operazione di polizia – ricostruiscono i magistrati – rischiando la propria vita esattamente alla stessa maniera dei colleghi, soltanto a questi ultimi l’Amministrazione ha conferito il premio della promozione per meriti straordinari, nel mentre la ricorrente è stata premiata con l’encomio solenne (avente portata giuridico-economica inferiore al primo), senza che dalle motivazioni emergano le ragioni di tale diversità di giudizio, pur in presenza dei medesimi presupposti di fatto”.
Viminale e Questura sono stati anche condannati al pagamento delle spese.

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