LECCE- I numeri sono in continuo aggiornamento nei siti ministeriali, ma già mostrano il reclutamento delle nuove generazioni di ricercatori precari nelle Unversità. I dati del rilevamento, voluto da COBAS Unisalento, è stato curato da due ricercatrici dell’Università del Salento
In otto anni in Italia sono stati assunti circa 7400 Ricercatori a tempo determinato di tipo A, della durata di 3 anni prorogabili di 2, che – per obbligo contrattuale – hanno garantito la didattica dei Corsi di Laurea e l’attività di ricerca. Nel 2018 ne risultano in servizio 3907 . Banditi (dal 2010 al 2018) 4402 posti di ricercatori di tipo B (2251 con piani ministeriali: 631 al SUD, 598 al Centro e 1022 al NORD), gli unici che, dopo tre anni e il conseguimento dell’Abilitazione, consentono di essere assunti a tempo indeterminato come professori Associati. Di fatto sono la sola vera possibilità per le nuove generazioni di entrare a far parte a tempo indeterminato del mondo accademico, ma hanno portato all’assunzione di meno del 17% dei potenziali candidati.
Nell’Università del Salento risulta siano stati assunti in otto anni 86 ricercatori a tempo determinato di Tipo A e 32 di tipo B (oltre ad un Ricercatore Rita Levi Montalcini – MIUR), di cui soltanto 14 con il finanziamento dell’Ateneo. Dal 2018 al 2019 gli RTDA sono passati da 66 a 21, oltre la metà dei 66 ha conseguito l’Abilitazione a professore Associato. 45 dunque hanno perso il posto, ma solo 8 di questi – ci risulta – sono diventati di tipo B nel 2018.