Attualità

Call center, avanti con 131 licenziamenti. Progetto Vendita: “boicottaggio dei dipendenti”

LECCE- Avanti tutta con i licenziamenti. Nessun passo indietro c’è, ad oggi, all’orizzonte per Progetto Vendita srl, la società titolare di diversi call center e che in provincia di Lecce ha deciso di rinunciare a 131 lavoratori nelle sedi di Maglie e Gallipoli.

Lo ha confermato con una lettera inviata il 27 giugno al prefetto Claudio Palomba per comunicare la sua indisponibilità alla proroga di sessanta giorni, sospendendo l’iter della procedura di licenziamento, come le era stato richiesto durante il Tavolo interistituzionale.

E questo per una motivazione ben precisa riportata dall’azienda: le previsioni dei volumi della commessa Mediaset, che attualmente rappresenta l’80-85 per cento delle attività di Progetto Vendita, non sarebbero in grado di coprire altri due mesi per quei dipendenti. Non solo, “ad aggravare la situazione già particolarmente delicata – ha aggiunto – stiamo assistendo, ancora una volta, (con riferimento al fine settimana scorso, ndr) ad un atteggiamento incontrollato da parte di molti dipendenti che senza alcun preavviso né alcuna comunicazione hanno deciso di non presentarsi a lavoro”, con il rischio di sanzioni da parte dei committenti. La società immagina di procedere alla risoluzione dei rapporti di lavoro in maniera graduale e non per tutti i dipendenti dichiarati in esubero. Ma, avverte, “l’imboccatura della strada senza ritorno” viene accelerata dal “boicottaggio” – lo definisce proprio così – attualmente in corso.

“Non è corretto capovolgere la frittata in questo modo”, tuonano i sindacati confederali di categoria, per i quali il congelamento della procedura di licenziamento avrebbe consentito di avere più tempo per ricercare nuove soluzioni. Però, le organizzazioni rispediscono al mittente l’addebito delle colpe ai dipendenti. Tra l’altro, accusano, a gennaio è stato sottoscritto da Progetto Vendita un accordo in cui fissa il pagamento degli stipendi al quindicesimo giorno di ogni mese, ciò che poche volte è avvenuto. “Il rischio d’impresa – rimarcano – non deve ricadere sui lavoratori, ma è e deve rimanere sempre e soltanto in capo all’imprenditore”.

Lo sciopero proclamato continua sebbene nel frattempo si resti disponibili a cercare soluzioni.

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