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Troppe morti per cancro al seno, Lilt: “le istituzioni assumano impegni”

LECCE- La Lega Tumori chiederà alle istituzioni del territorio una “assunzione di responsabilità” di fronte a quella che definisce “epidemia”, “per arginare una perdita di salute sul territorio allarmante”. Lo farà già venerdì mattina, durante un incontro fissato in Provincia. Perché il dato eclatante sulle troppe morti per cancro al seno – nel Leccese più del resto del Salento, di Puglia e d’Italia – costringe ad un cambio di passo. Che si articola su più livelli: non solo la prevenzione cosiddetta secondaria, con i controlli da rafforzare sulle donne, ma anche la prevenzione primaria, per provare ad abbattere le cause della malattia.

“Va trovato un accordo basato su evidenze scientifiche e principio di precauzione e, se ci sono rischi, bisogna fermarsi”, dice Marianna Burlando, presidente Lilt Lecce. Bisogna distinguere, a suo avviso, tra responsabilità singola relativa agli stili di vita adottati e quella collettiva, inerente l’esposizione all’inquinamento.

È questo il fulcro della questione, impedire che ci si ammali. Poi, c’è l’altro livello: scoprire per tempo quando la malattia, invece, sopravviene. Al momento, stando ai dati diffusi dall’associazione “Sos per la vita”, l’adesione agli screening è troppo bassa: si attesta attorno al 20 per cento, con un incremento negli ultimi quattro mesi di circa il 5 per cento. Da otto mesi, infatti, è stato avviato il nuovo progetto Asl per riorganizzare la senologia. Con il supporto dell’associazione, sono stati coinvolti i medici base; è stato istituito il Cup senologico; si è iniziato a pulire le liste di attesa perché molte donne in età di screening non venivano informate e venivano arruolate nella senologia istituzionale, sfuggendo al percorso preferenziale dello screening. Poi, il nodo mammografi, vecchi e carenti: di 12 nuovi si attende l’arrivo nelle prossime settimane. Il 30 ottobre, poi, a Nardò, dovrebbe aprire il secondo Pta, centro di eccellenza per la senologia. Il territorio, però, vuole che meno donne si ammalino. E questo riporta al punto di partenza: intervenire sulle cause.

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