LECCE- Se il Tar dirà che la decisione da parte della commissione elettorale è errata, o forzata, nell’aver attribuito al centrosinistra la maggioranza dei consiglieri comunali di Lecce, quel giudizio nel merito non sortirà definitive conseguenze. E questo perché la decisione di certo sarà impugnata davanti al Consiglio di Stato così come, se dovesse avere la meglio l’attuale maggioranza, sarà il centrodestra a ricorrere in appello.
La disputa riguarderà, appunto, solo la composizione dell’assise di Palazzo Carafa e non la legittimità dell’elezione del sindaco come molti pensano. Certamente, il giudizio del Consiglio di Stato creerà conseguenti sommovimenti. In caso la spuntasse il centrosinistra, il centrodestra dovrà rassegnarsi ad un’opposizione di quasi 5 anni. Se invece al vaglio finale dovessero avere la meglio Perrone e “compagni”, il sindaco, per evitare la sfiducia da parte della nuova maggioranza, dovrà sperare di ricevere i voti utili o infittire la sua pattuglia grazie a consiglieri che per il cosiddetto “bene della città” potrebbero abbandonare il centrodestra anche per non tornare alle urne.
Se, infine, gli “eserciti” dovessero rimanere immutati, il centrodestra potrebbe pensare alla presentazione di almeno 17 firme per mandare a casa Carlo Salvemini e traghettare Lecce a nuove elezioni comunali.