LECCE – Contro l’incubo trivelle nel mare del Salento, il territorio non starà a guardare. Nelle scorse ore, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha dato mandato all’Avvocatura di verificare gli strumenti della battaglia a cui ci si sta preparando: è certo che si procederà con un ricorso legale, impugnando dinanzi al Tar Lazio il decreto con cui il 31 agosto scorso il Ministero dell’Ambiente ha dato il via libera all’americana Global Med per effettuare indagini sismiche al largo di Leuca, a 13 miglia dalla costa, una spanna al di là rispetto al limite di legge fissato in 12 miglia.
Ma non sarà questa l’unica strada che si batterà: si lavora alla redazione di una proposta di legge, che vede la Puglia in prima fila, per impedire l’utilizzo della tecnica dell’air gun, che tanto fa paura. In sostanza, si tratta della tecnica che prevede spari d’aria sul fondale marino per provocare onde sonore dalla lettura delle quali capire se nella pancia di quel pezzo di mare ci sono consistenti riserve di petrolio.
I rischi sull’ambiente marino non sono ancora chiari ed è per questo che si vuole far leva sul principio di precauzione per chiedere l’altolà. Nel frattempo, si serrano i ranghi.
Lo specchio d’acqua interessato è di 744,6 chilometri quadrati, che corrispondono alla prima concessione d89 della Global Med, che ha chiesto la patente anche per altre due aree limitrofe, concessioni queste in fase di approvazione.
La porzione del mare di Leuca sotto la lente non è lontano dalle aree protette: Parco regionale Otranto-Leuca, i siti di interesse comunitario Costa di Otranto e Santa Maria di Leuca, San Gregorio e Punta Ristola, il litorale di Ugento, il Litorale di Gallipoli e l’Isola di Sant’Andrea, e Alimini.
La prima opposizione del territorio non è bastata, attraverso le osservazioni di associazioni, Comuni ed enti e il parere negativo della Regione.
