Cronaca

“Luigi salvato da mio figlio, soccorritori rimasti a guardare”. L’altra verità sulla strage di sabato notte

TAVIANO-  “Luigi gridava ‘salvate la mia ragazza’ e loro l’hanno estratta dall’auto mentre aveva ancora polso ed era viva. Hanno urlato come pazzi, ma i soccorritori erano sulla strada e stavano a guardare. Avevano gli strumenti e la preparazione per poter intervenire meglio di mio figlio e dei suoi amici, ma non lo hanno fatto. Hanno aspettato che arrivasse la terza ambulanza. Ma a quel punto Quontor era già morta, lì, sotto i loro occhi”.

E’ un racconto da brividi quello che la signora Ursula Rizzo fa, aggiungendo dettagli inquietanti alla tragedia della strada che sabato notte, a Taviano, ha rubato la vita a due giovani, il 23enne di Matino Ivan De Blasi e la 24enne tricasina, di origini ecuadoregne, Quontor Cherre. E’ la madre di Davide Ben Rizzo, il 20enne di Taviano tra i primi ad essere intervenuto per aiutare i ragazzi rimasti incastrati tra le lamiere della Yaris, dopo lo schianto con una Porsche lungo la statale Gallipoli-Leuca, alle 3 di notte. Ora la signora chiede che gli inquirenti ascoltino la loro versione dei fatti, perché quello che hanno da dire mette sotto accusa il sistema di soccorso. E’ una lettura di quanto avvenuto, però, distante rispetto alla ricostruzione fatta dal 118 della Asl di Lecce, che contesta pienamente le dichiarazioni della signora e difende a spada tratta il lavoro dei propri sanitari.

“A salvare Luigi Ruberti  è stato mio figlio – ribadisce Ursula Rizzo -. Lo ha estratto dall’abitacolo, non è vero che era stato sbalzato fuori, né lui né la sua ragazza. Luigi aveva la cintura di sicurezza, mio figlio è arrivato lì per primo seguendo gli occhi curiosi di chi stava a guardare, sopra la scarpata. Ha visto subito che per Ivan non c’era più nulla da fare. Così si è concentrato su Luigi e gli ha tolto anche il sandalo che stava prendendo fuoco. Poi Luigi ha implorato di salvare la sua fidanzata. E assieme agli amici, che nel frattempo erano sopraggiunti, Davide ha estratto anche lei. Era viva. Hanno urlato come pazzi per chiedere aiuto, dopo averla stesa per terra. E invece i soccorritori hanno atteso che l’ambulanza facesse il giro e arrivasse sul posto. Ma a quel punto non c’era più nulla da fare per lei”.

Molta rabbia e disperazione nelle parole della signora. Il figlio Davide è andato a trovare in ospedale Luigi, il 28enne di Gagliano unico sopravvissuto allo schianto e fidanzato di Quontor. “Non parliamo perché vogliamo una medaglia – rimarca Ursula – ma perché i genitori devono sapere come sono morti davvero questi ragazzi. Noi abbiamo parlato con un maresciallo nostro amico e abbiamo raccontato la nostra versione dei fatti. Ci aspettiamo che Davide venga ascoltato”.

Intanto, come da prassi, un’inchiesta per omicidio stradale è stata aperta a carico del 38enne di Zollino alla guida della Porsche. Una delle ipotesi al vaglio è che l’impatto sia avvenuto dopo il tentativo da parte sua di scansare una  Fiat Punto che lo precedeva a luci spente. Le indagini sono coordinate dal pm Carmen Ruggiero, nel cui fascicolo potrebbe confluire anche il racconto della famiglia Rizzo.

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