PATU’- Quando sono emersi sotto i colpi delle ruspe, gli iniziali pesanti sospetti hanno lasciato il posto a indizi più certi: tra i rifiuti sotterrati a quattro metri di profondità, sono spuntati anche nastri adesivi di colore bianco con tanto di indicazioni sull’azienda produttrice degli scarti e operante nel Salento. Un logo e una scritta ben precisa.
Tutto ritrovato durante gli scavi eseguiti in mattinata di nuovo a Patù, nel giardino dell’abitazione di contrada Pozzo Volito, dove il 14 aprile scorso i carabinieri del Noe di Lecce hanno avviato i carotaggi, dopo le denunce rese da cittadini. Nel fascicolo, in mano al pm Elsa Valeria Mignone, il reato contestato è di discarica abusiva e nel registro degli indagati sono stati scritti i nomi di due persone. Il numero, però, è pronto a lievitare. Perché ora le indagini possono svilupparsi in direzioni ben precise.
Il cerchio, infatti, si stringe e l’indicazione puntuale venuta a galla consente di indirizzare gli approfondimenti in maniera più netta. Non si brancola più nel buio, perché il materiale trovato è utile per identificare l’origine dei rifiuti, ricollegabili, a quanto pare in maniera inequivocabile, ad un’azienda del posto del settore calzaturiero.
Dodici saggi sono stati ordinati ed eseguiti in mattinata, dunque, dai militari del Nucleo tutela ambiente e hanno confermato i grandi quantitativi di scarti industriali: pellame e cascami di cuoio, ritagli di tomaie, plastica in sacchi contenenti rifiuti, colle. E, appunto, il nastro adesivo. Ora le indagini proseguiranno con nuovi ascolti e controlli incrociati anche all’interno di aziende.