LECCE – Ecco tornare, puntuale, l’emergenza incendi in tutto il Salento. Il caldo torrido scoppiato all’improvviso e i venti, alimentano il fuoco che divora la macchia. Si potrebbe usare la classica espressione “i centralini dei vigili del fuoco sono in tilt”, ma sarebbe riduttivo.
Il numero degli interventi, in provincia di Lecce, è all’ordine della 40ina al giorno.
“Siamo sommersi dalle chiamate”, ci dicono. Sono le sterpaglie che bruciano ovunque. In terreni privati e non. A Taranto, a Brindisi, i vigili del fuoco stanno applicando i controlli previsti dal decreto della giunta regionale pugliese, il nr.195 dello scorso 26 marzo, secondo il quale vengono segnalate alle autorità competenti, le situazioni di pericolo oggettivo sparse tra centri urbani ed extraurbani. Situazioni che, in buona sostanza, da un piccolo incendio di sterpaglie possono poi provocare danni ben peggiori.
Spesso sono proprio i titolari di terreni incolti a finire nel mirino dei vigili del fuoco. Ma non solo. L’articolo 10 del decreto prevede, per esempio, che “i proprietari, gli affittuari e i conduttori degli uliveti e dei vigneti devono provvedere all’eliminazione dei rovi e della vegetazione infestante nonchè dei residui colturali che possono essere causa di innesco o propagazione di incendi”.
Giancarlo Capoccia, segretario provinciale del CONAPO di Lecce – il sindacato autonomo dei vigili del fuoco – invita le istituzioni a far rispettare le norme di prevenzione incendi. Lo scenario è identico nel tarantino.
E l’emergenza è doppia se si pensa che il numero dei vigili del fuoco non sembra essere sufficiente a fronteggiare una situazione che non può che peggiorare.