CronacaEconomia

Apertura IKEA nel Salento, “se ne parla nel 2018”

LECCE  –   IKEA a Lecce? Forse. Ma non prima del 2018, norme permettendo. Perchè l’insediamento del colosso svedese a Lecce è un percorso a ostacoli. Ostacoli normativi: urbanistici, per quanto riguarda l’Amministrazione comunale.

Di volumi di vendita, per quanto riguarda la Regione.

Partiamo dai fatti: ormai più di un anno fa, il 18 aprile 2012  – tenete bene a mente questa data –  una società di scopo di IKEA, cioè la IKEA Retail Italia srl con sede a Carugate, acquista 21 ettari di terreno a Lecce. Ecco solo una delle visure catastali che attestano come la società svedese abbia acquistato 21 ettari di terreno compreso – sostanzialmente – tra la Tangenziale est e la Lecce-Maglie, quindi vicini alle arterie di grande comunicazione.

21 ettari comprati tra i 27 e i 29 € al metro quadrato. Un prezzo incomparabile rispetto al valore attuale dei terreni, qualificati come agricoli.

Per farne che cosa?

A parlare è Angelo Piccoli, il geometra che ha svolto le funzioni di intermediario tra IKEA Retail Italia e i proprietari dei terreni, molti dei quali appartengono ad una storica famiglia di possidenti gallipolini.

Che, però, non entra nel merito degli strumenti urbanistici tramite i quali quei suoli da agricoli possono diventare commerciali ed edificatori. Sull’argomento in Comune nessuno si sbilancia: “Non spetta a me dirlo, ma agli uffici – dice il Sindaco Paolo Perronepoliticamente io non posso che essere favorevole a un insediamento che sceglie Lecce per un bacino potenziale che va ben oltre la città. Ma se questo sia tecnicamente possibile, spetta agli uffici dirlo”.

Gli uffici, da parte loro, hanno la bocca cucita. Ma gli esperti in materia si sono, invece, già scatenati nell’analisi della situazione. Quindi: la variante, di cui pure si è parlato, con le leggi attuali non è possibile. Non è possibile, nonostante in passato sia stata usata spessissimo  – era il famoso articolo 5 del DPR 447 – per realizzare attività produttive in aree agricole.

Oggi non si potrebbe più fare, le attività produttive andrebbero realizzate nelle aree individuate allo scopo dal Piano Regolatore o dal PUG. E il PUG di Lecce è, com’è noto, in cottura: un accordo di programma finalizzato a rendere edificabili quelle aree potrebbe essere recepito nel Piano Urbanistico Generale. I tempi, certo sono lunghissimi, ma il geometra piccoli fa capire che IKEA non ha nessuna fretta e l’orizzonte è di qui a 5 anni.

Di qui a 5 anni – nel 2018 – molte cose potrebbero cambiare. Compreso l’attuale contingentamento delle superfici di vendita stabilito dalla Regione. Perchè l’altro ostacolo nella corsa di IKEA è proprio questo: la Regione Puglia fissa un tetto massimo di superficie di vendita per il ‘no food’.

Un tetto che in provincia di Lecce sarà abbondantemente raggiunto a fine mese, quando alle nuove autorizzazioni di Scorrano e Gallipoli, si sommerà quella del mega parco di Galatina, 15/20.000 metri quadri di vendita ‘no food’, di fatto coincidente e quindi concorrente con l’eventuale insediamento IKEA di Lecce.

“Questo è un altro paio di maniche, che spetta alla Regione verificare”, taglia corto Perrone che ovviamente sull’argomento non spende una parola di più, visti i suoi interessi nel settore. E però le due partite – da un lato quella tra Lecce e Galatina, dall’altro quella tra norme urbanistiche e autorizzazioni commerciali – sembrano incrociate più di quanta appaia in superficie.

Di certo IKEA non si muove per nulla. E chissà che quegli acquisti di terreni avvenuti un anno fa, il 18 aprile 2012, in piena campagna elettorale per il Comune, non arrivassero sulla base di una scommessa, quella di un cambio di segno politico a Palazzo Carafa che portasse al Comune di Lecce la stessa maggioranza che governava nella Regione Puglia. Una scommessa che di lì a poco, nel maggio 2012, si sarebbe scontrata con la trionfale rielezione di Paolo Perrone.

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