Cronaca

Allarme prostituzione sulla ‘Statale a luci rosse’

BRINDISI – Continua l’allarme prostituzione in provincia di Brindisi, con la Statale 7 che collega Taranto al capoluogo messapico affollata da lucciole nigeriane. Un problema che istituzioni e forze dell’ordine preferiscono ignorare.

Volendoci scherzare su, ma non troppo, si potrebbe dire che è rimasto l’unico settore a non essere stato colpito dai tagli voluti dal governo Monti. Né, tantomeno, da un calo dei clienti. Il fenomeno della prostituzione continua ad imperare sulla Statale 7, proprio nel tratto che attraversa i comuni della provincia brindisina.

Da Villa Castelli al capoluogo, passando per Oria, Francavilla Fontana, Latiano e Mesagne. Ogni giorno, dal lunedì al sabato, dall’alba al tramonto, sono decine le prostitute di origine nigeriana che affollano le complanari della superstrada. Centinaia, invece, i clienti. Camionisti di passaggio, pensionati in cerca di svago, semplici appassionati dell’amore a pagamento. Tutti, lo precisiamo, complici di una vera  e propria tratta di schiave, mascherata sì da regolari permessi di soggiorno, eppure, alimentata da minacce vudù e violenza.

Il commercio, messo in piedi dalle organizzazione criminali che operano sul territorio salentino, comincia ad assumere proporzioni epiche proprio nella provincia brindisina. A cercare refrigerio sotto ombrellini di fortuna o secolari alberi d’ulivo ci sono loro, le veneri nere. Giovani, in alcuni casi giovanissime. Spesso al centro di abusi da parte degli stessi clienti, magari insoddisfatti da tariffe o prestazioni. In quei casi e solo in quelli, le forze dell’ordine assicurano il loro intervento. Poi, più nulla. Lo impedisce la legge, si dice.

A rischiare grosso sarebbero i ‘papponi’ che però, si muovono nell’ombra, restando lontani da guai, controlli e accuse di sfruttamento. E così, ogni anno, ci ritroviamo qui a lanciare un allarme che per le istituzioni, in realtà, non esiste. Mancanza di originalità? Forse, in un periodo che storicamente, si poggia sulle repliche. Meglio commentare così, piuttosto che ‘mandare a puttane’ un comune e discutibile senso del pudore.

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