LECCE – “Il mio è stato un gesto dimostrativo. Ce l’avevo con tutto e tutti. Soprattutto con chi fa le leggi, che non tutela le vittime di truffe e soprusi, come me.” Così si è difeso, davanti al gip Ines Casciaro, Giovanni Vantaggiato, lo stragista di Brindisi, nel corso dell’interrogatorio di convalida del fermo che si è svolto nel carcere di Borgo San Nicola. In presenza dei sostituti procuratori Guglielmo Cataldi e Milto De Nozza, del suo legale Franco Orlando, il 68enne di Copertino ha spiegato i motivi del gesto estremo che ha seminato il terrore in tutta Italia.
“Ho subito un sacco di angherie- ha detto- il furto di 2 automezzi con cavallo di ritorno, il furto di due altri mezzi che sono stati incendiati perché mi sono rifiutato di pagare il riscatto. I ladri hanno portato via beni per un valore di 50mila euro da casa mia. E poi le truffe: non solo la “Parato”, ma anche una del valore di 100mila euro da un imprenditore e altre, più piccole, da diversi clienti – quindi ha concluso- Nessuna istituzione mi ha tutelato”.
L’obiettivo scelto, sarebbe stato casuale. “Il viale dove sorge la Morvillo- Falcone era semplice da raggiungere e da abbandonare, buio di notte, ed era più difficile essere scoperti”.
“Come posso fare a contattare la famiglia della povera Melissa Bassi? Voglio scrivere una lettera ai suoi genitori”- avrebbe detto più volte nel corso dell’interrogatorio, andato avanti per tre ore e mezzo, al termine del quale il gip ha convalidato il fermo con l’accusa di strage in concorso con ignoti, con l’aggravate dell’atto terroristico, anche se Vantaggiato avrebbe confermato di aver fatto tutto da solo.
“Le indagini non sono concluse- ha dichiarato il procuratore della direzione distrettuale antimafia Cataldo Motta, che ha definito l’interrogatorio di convalida un po’ meno insoddisfacente, rispetto a quello di mercoledì in questura, proprio perché si sono iniziati a delineare i contorni del movente dell’attentato, ma- ha concluso motta- sono ancora tanti i punti oscuri che restano da chiarire.”