LEQUILE – “Voglio tornare in Italia, passeggiare a Lecce come prima”, “grazie mille per tutto”, “mi manchi, stai a contatto con mia madre”, sono alcune dei messaggi scritti su fogli a quadretti e inviati dal carcere da Amina -la 18enne detenuta da luglio in Kazakistan con l’accusa di traffico internazionale di droga – al suo migliore amico Marco, figlio di Donatella amica di famiglia della giovane e che lo scorso 21 ottobre aveva raccontato ai nostri microfoni la terribile storia di Amina.
Frasi semplici, quelle scritte dalla 18enne, originaria del Kazakistan, che si era trasferita in Provincia di Lecce, a Lequile, quando aveva appena 4 anni, che racchiudono un grande significato e la speranza di una giovane di ritornare a vivere felice nella sua Lequile, ridere, scherzare, uscire a fare una passeggiata con gli amici. Sogni, che per ora s’infrangono contro le mura del carcere di Astana, un’esperienza che la sta provando moralmente e fisicamente, non mangia più e vive nella disperazione più totale, anche a causa degli abusi che avrebbe subito, le restano solo questi piccoli momenti in cui scrivendo al suo migliore amico sente un po’ più vicino i suoi affetti. La mamma, continua a farle visita in carcere cercando di farle forza, si batte per la sua liberazione proclamando la sua innocenza ricordando come anche gli esami tossicologici non abbiano evidenziato la presenza di alcuna sostanza nel sangue di Amina
Un sostegno costante che arriva anche dall’Italia e in prima persona dal Ministro Tajani che si è interessato alla vicenda. Marco, insieme ad altri amici sta organizzando una fiaccolata a Lequile con lo slogan “free amina”, tutta la comunità attende il suo ritorno, tutti sperano di poterla riabbracciare al più presto e vederla nuovamente passeggiare per le vie del paese.