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Il salento protagonista della festa del cinema di Roma con tre film

ROMA – Il cinema made in Salento approda nella Capitale con tre film che sono stati inseriti all’interno del palinsesto della nuova edizione della Festa del Cinema di Roma, iniziata proprio questo mercoledì. Per questa diciottesima edizione sono addirittura tre le opere cinematografiche ambientate o girate nel Salento: due sono i film che hanno come sfondo la città di Taranto, mentre uno è stato girato principalmente tra Lecce e provincia. Le tre pellicole, nonostante le ambientazioni simili, appartengono a correnti tematiche e stilistiche differenti, ma la matrice è unica: quella realista. Con “Shukran” di Pietro Malegori, film tratto dall’omonimo romanzo di Giovanni Terzi, il territorio salentino si trasforma nella Siria devastata dalla Guerra. La storia è quella di un cardiochirurgo che entra in crisi operando un bambino e scoprendone, in quel delicato momento, l’identità: il piccolo è il figlio del terrorista responsabile della morte del fratello. È con questa storia che il regista indaga il complesso universo della Morale. Le riprese del film sono state effettuate tra Lecce, Nardò, Otranto, San Pietro in Lama, Campi Salentina, Gallipoli, Maglie, Altamura, Ginosa e Torre Colimena. L’attore protagonista che interpreta il chirurgo è l’iraniano Shahab Hosseini, vincitore del Prix d’interprétation masculine a Cannes nel 2016 con “Il cliente”. Le due produzioni girate e ambientate interamente a Taranto, invece, sono il lungometraggio “Palazzina Laf” di Michele Riondino e il documentario “Bangarang” diretto dal pugliese Giulio Mastromauro. Il primo è un drammatico e crudo racconto sulla classe operaia: la realtà storica della città è il pretesto per riflettere sull’alienazione e le sue conseguenze. Caterino, il protagonista, si ritrova ad affrontare un inferno in terra, nell’unico girone possibile: quello dell’apatia. “Bangarang” invece è un documentario che racconta l’infanzia tarantina presa per mano dall’Ilva. Una stretta che si fa morsa e che lascia il segno.

DAVIDE PAGLIARO

 

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