Sanità

Scure su ospedali e case di Comunità. Ma il Salento può sperare

BARI – Inflazione alle stelle, poco tempo, pochi soldi. E così 414 Case della Comunità su 1350, 76 centrali operative territoriali su 600 e 96 ospedali di comunità su 400, rischiano di saltare. Il punto è che i lavori non saranno terminati nel giugno del 2026 come deve, invece, essere. E, non da meno, che le risorse potrebbero non bastare per i progetti messi sul piatto e parametrati sui costi che, con l’inflazione, non sono più realistici.

La ghigliottina del Pnrr colpisce la Sanità. Uno tsunami che rischia di abbattersi in tutta Italia giacché la medicina territoriale è quella che più di tutte risulta una vera e propria emergenza, se si considera che le cronicità e le problematiche di minore importanza strangolano gli ospedali schiacciati dal sovraccarico di lavoro. Il Pnrr, in tal senso, è stata una boccata di ossigeno, una prospettiva alla quale appigliarsi. Certo, con il macigno, si sa, del personale che comunque manca e mancherà.

Ma ora il punto è che quei soldi e quelle tempistiche non combaciano più. E le case e gli ospedali di comunità rischiano di saltare in tutta Italia, Puglia compresa. Ma il Salento, in questo, potrebbe salvarsi. Perché il punto discusso nella riunione della Conferenza Stato-Regioni è che sono soprattutto le nuove costruzioni ad essere difficilmente realizzabili in meno di due anni e ai costi preventivati. Le ristrutturazioni, invece, no. E questo apre lo spiraglio.

A cominciare dalla provincia di Lecce, dove i sei ospedali di comunità previsti, saranno allestiti tutti nelle strutture già esistenti: Campi, Gagliano, Maglie, Nardò, Poggiardo, San Cesario. Così come le 18 Case di comunità a Casarano, Santa Cesarea, Lecce, Copertino Gallipoli Tricase, Galatone Cavallino, Racale, Melendugno, Aradeo, Zollino, Nociglia, Presicce, Monteroni, Taviano, Sannicola, Surbo. Tutte rifunzionalizzazioni e nessuna nuova costruzione.

Stesso discorso in provincia di Taranto: le case di comunità sono solo da ristrutturare e sono a Massafra, Taranto, Ginosa, Martina Franca, Laterza, Grottaglie, Mottola, Castellaneta, San Marzano, Maruggio, Crispiano, Manduria, Sava, Palagiano, San Giorgio Ionico, Pulsano, Torricella, Talsano. Mentre dei 5 ospedali di comunità (Castellaneta, Taranto, Manduria, Ginosa, Massafra, Martina Franca) uno solo, quello di Martina Franca, è da costruire e, quindi, potrebbe essere a rischio.

Anche Brindisi, che ha ottenuto 8 ospedali di comunità a Cisternino, Fasano, Ceglie Messapica, Mesagne, Latiano, San Pancrazio Salentino, Brindisi e 7 case di comunità a San Vito dei Normanni, Villa Castelli, Cisternino, Ostuni, San Michele Salentino, Torre Santa Susanna, Francavilla Fontana, ha scelto strutture già esistenti e di proprietà della Asl.

Il punto, però, è che non c’è alcuna certezza. Il governo ha garantito che i soldi per completare i progetti saranno reperiti dal fondo di coesione o dai fondi ex articolo 20 – quelli, per intenderci, che sono stati utilizzati per la costruzione, ancora in corso, dei nuovi ospedali in Puglia -. Ma le Regioni protestano e hanno chiesto anzitutto  che i fondi del Pnrr restino invariati e che la dotazione dell’ex art 20 venga incrementata perché la riconversione di strutture costruite oltre 50 anni fa, come nella maggior parte dei casi, prevede comunque lavori di ammodernamento importanti giacché ad oggi risultano non in regola rispetto alle mutate esigenze antisismiche, di sicurezza e di consumo energetico.

La riunione della Stato-Regioni è terminata con un nulla di fatto. Se ne riparlerà.

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