Cronaca

21enne ucciso a Manduria, trasferito in carcere il fratello: “pronto a parlare”

MANDURIA/LECCE – Se l’assassinio di Natale Naser Bahtijari sia veramente nato dalla vendita di 100 grammi di cocaina ai suoi presunti assassini da parte del fratello Suad e dalla richiesta di un pagamento dilazionato avanzata dagli acquirenti manduriani, potrebbe chiarirlo lo stesso Suad. Nelle scorse ore il fratello maggiore della vittima, tramite i suoi avvocati Benedetto Scippa e Stefano Stefanelli, ha fatto sapere di essere pronto a parlare. Una richiesta già formalizzata dai suoi difensori, che resta in attesa di risposta da parte del pubblico ministero.

La sua testimonianza potrebbe essere cruciale per chiarire i contorni di quell’efferato omicidio che chiama in causa un nascente accordo tra Lecce e Manduria nel traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.

Suad, coinvolto nel 2020 in un’inchiesta sul trasporto di armi e munizioni dal Montenegro in Italia, era tuttora ristretto ai domiciliari. Nelle scorse ore questa misura restrittiva è stata sostituita con la detenzione in carcere e il 27enne è stato raggiunto dai poliziotti nel campo sosta Panareo a Lecce (lì dove vive insieme alla famiglia) e trasferito nella casa circondariale “Borgo San Nicola”.

La decisione è stata assunta dal magistrato di sorveglianza Michela De Lecce, sulla base di quanto emerso dalle intercettazioni che hanno portato all’arresto dei tre ventenni manduriani Vincenzo D’Amicis, Simone Dinoi e Domenico D’Oria Palma, ritenuti responsabili della morte di Natale Naser. Intercettazioni dalle quali si evincerebbe il coinvolgimento di Suad in nuovi traffici illeciti tra Lecce e Manduria.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti infatti il 6 febbraio Vincenzo D’Amicis e Simone Dinoi avrebbero raggiunto Suad a Lecce per acquistare 100 grammi della cosidetta “bianca”. In successive intercettazioni emerge la preoccupazione da parte dei giovani sul pagamento non ancora saldato per quella partita di cocaina, che – stando alle intenzioni espresse – sarebbe stata solo la prima di un’auspicata lunga serie.

Il 18 febbraio Vincenzo d’Amicis, intercettato, contatta al telefono Suad e imitando la voce del nonno, Vincenzo Stranieri (noto come lo storico boss Scu “Stellina”), riesce ad ottenere una dilazione del pagamento. È in quel momento che i due si accordano sullo scambio del denaro, pianificato a Manduria il 22febbraio. Suad, ristretto appunto ai domiciliari, non può raggiungere il Tarantino. Per questo a farlo sarà il fratello minore, andando così inconsapevolmente incontro alla morte.

Perchè quell’incontro si sia tradotto in una brutale esecuzione – con coltellate, calci e pugni – non è ancora del tutto chiaro. Il nipote di Stranieri, proprio durante le concitate fasi dell’omicidio, accusa la vittima di aver sparato contro la macchina di sua madre, la figlia di “Stellina”. Uno sgarro che, laddove confermato, aprirebbe un’altra pista, ancora tutta da definire. E la svolta potrebbe arrivare proprio dalle dichiarazioni del fratello maggiore del 21enne torturato e assassinato.

Stando alle prime risultanze dell’autopsia effettuata nelle scorse ore dal medico legale Liliana Innamorato, su incarico del pm della Dda di Lecce Stefano Milto De Nozza, le coltellate mortali sarebbero state quelle inferte al collo e alla spalla del 21enne.

Per gli investigatori della Squadra Mobile di Taranto, che hanno risolto il caso, non c’è alcun dubbio: quella messa in atto è stata “una vera e propria punizione pubblica”, evocatica del potere del clan capitanato da “Stellina”.

E.FIO

Articoli correlati

Spazi pubblicitari troppo costosi, 12 aziende scrivono al sindaco Perrone

Redazione

Omicidio Noemi, parla il meccanico di Patù: Lucio aveva un complice

Redazione

Atti falsi sui certificati del cimitero di Tiggiano. In due nei guai

Redazione

Droga: ritoccate in Appello le condanne

Redazione

Ragazza morta per meningite, indagati tre medici

Redazione

Inchiesta Multe & Voti: altre persone coinvolte. Codacons sarà parte civile

Redazione