
MANDURIA/LECCE – La geografia del brutale assassinio di Natale Naser Bahtijari, 21enne montenegrino residente nel campo Panareo a Lecce e ritrovato morto in una scarpata a Manduria, è minuziosamente ricostruita nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta per i tre presunti assassini nelle scorse ore, al margine delle convalida del fermo.
Ed eccoli (nel servizio in coda al testo) i fermoimmagine delle telecamere di videosorveglianza che hanno consentito di ricostruire le tappe dell’esecuzione e risalire, quali presunti responsaili, ai 23enni Simone Dinoi e Domenico D’oria e il 20enne Vincenzo D’Amicis, quest’ultimo nipote di Vincenzo Stranieri (alias “Stellina”) ritenuto storica figura apicale dell’omonimo clan SCU.
È il 22 febbraio. Alle 20.58 le telecamere di Piazza Vittorio Emanuele a Manduria immortalano l’arrivo di Natale Naser, in compagnia di due amiche, a bordo di una 500.
Alle 23.21 all’auto della vittima si avvicinano due giovani uomini. Sono gli stessi immortalati pochi minuti prima nella vicina via Nettuno, che avevano raggiunto a bordo di un monopattino.
La vittima e i due accompagnatori (identificati poi in Vincenzo d’Amicis e Domenico D’Oria) raggiungono il bar nel quale Natale Naser sarà accoltellato per la prima volta.
Nel decreto di fermo, in riferimento a questa prima fase, le parole del Pm sono agghiaccianti: “intercettate, le urla della vittima erano strazianti – scrive – tali da rimbombare nella piccola piazzetta (adiacente). Nonostante ciò nessuna chiamata è stata fatta alle Forze di Polizia per segnalare un fatto tanto grave“.
Le telecamere riprendono poi l’uscita dal bar: il 21enne, già ferito, è accompagnato da uno dei suoi presunti aggressori. L’altro li precede qualche passo più avanti, probabilmente per evitare “intoppi” lungo quel tragitto a piedi fino all’auto in cui Natale sarà caricato.
Le fasi successive, in assenza di telecamere, sono state ricostruite tramite le intercettazioni. E qui entra in gioco anche il terzo arrestato, Simone Di Noi.
Alle 23.46 in un’area dismessa dove si teneva un tempo una fiera per animali avviene il primo brutale pestaggio, con coltellate, calci e pugni. Alle 23.52, raggiunto il cavalcavia sulla strada vecchia Oria-San Cosimo, il lancio del cadavere al di là del guardrail, verso la scarpata sottostante dove sarà ritrovato la mattina successiva.
Le altre immagini cruciali sono quelle che hanno immortalato il 20enne D’Amicis in compagnia del nonno Vincenzo Stranieri quando intorno all’una, a piedi, avrebbero raggiunto la 500 della vittima e – intercettati – costretto, a suon di minacce, le due amiche di Natale a scendere dall’auto, portata via da nonno e nipote insieme al cellulare del 21enne assassinato poco prima.
Nelle scorse ore, intanto, è stato conferito l’incarico per effettuare l’autopsia sul corpo del 21enne. Il pool difensivo dei tre arrestati – composto dagli avvocati Franz Pesare, Domenico Sammarco e Armando Pasanisi – attende di conoscere quali ferite esattamente abbiano cagionato la morte della vittima e in quale arco temporale quest’ultima si sia consumata. Solo così – fanno sapere i legali a Telerama- saranno chiari ruoli e responsabilità di ciascuno dei tre indagati.
Due le piste seguite dagli inquirenti sul movente. La prima: un debito di droga contratto dai manduriani con il fratello della vittima, faccenda che chiama in causa un nascente giro d’affari sull’asse Lecce-Manduria. La seconda: uno sgarro al clan Stranieri, manifestatosi con presunti spari indirizzati all’auto della figlia di Stellina nonchè mamma di D’Amicis.
E.FIO
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