LECCE E PROVINCIA – Sono i numeri a restituire la fotografia più nitida delle crisi in atto. E non da due anni, come si può essere spinti a pensare con l’avvento di una pandemia mondiale, ma da almeno dieci.
Dal 2012 ad oggi sono esattamente 863 le aziende della provincia di Lecce censite in crisi. La media è di 86 aziende all’anno ridotte sul lastrico, come evidenzia un report dell’osservatorio economico Aforisma.
Alcune di queste aziende hanno dichiarato fallimento, altre si trovano in stato di concordato preventivo, liquidazione coatta amministrativa, amministrazione controllata oppure amministrazione straordinaria speciale. Tradotto: chi non ha ancora chiuso i battenti, sta disperatamente tentando di salvare il salvabile.
Più nel dettaglio, ad oggi, i settori economici più colpiti, sono: il commercio, con ben 278 aziende sottoposte a procedure concorsuali, pari al 32,2 per cento del totale; il manifatturiero, con 172 casi, corrispondenti al 19,9 per cento del totale; il comparto delle costruzioni, con 170 imprese, che rappresenta il 19,7 per cento.
A seguire ci sono anche 28 aziende agricole, 27 agenzie di viaggio o noleggio ed altrettante società che operavano nell’ambito delle attività professionali, scientifiche e tecniche. Quote via via marginali e decrescenti anche per altri settori.
Dopo una lunga serie di rinvii e molteplici revisioni, da questo venerdì 15 luglio intanto è entrato in vigore il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, con il quale si punta a rilevare tempestivamente uno stato di crisi aziendale per intervenire nell’immediato con gli strumenti governativi preventivati.
Peccato però che le nuove regole riguarderanno solo le nuove procedure di crisi e simili. In tal senso programmazione, piano industriale e budget aziendali saranno strumenti sentinella indispensabili. Ed è su questo fronte che gli imprenditori sono chiamati a concentrare adesso le proprie energie. Al resto, stando agli annunci, ci penserà il Governo.
E.Fio
