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Terremoto per i titolari e gestori di lidi: il Consiglio di Stato azzera le concessioni dal 2024

ROMA – Le concessioni balneari attuali restano in piedi fino al 31 dicembre 2023. A stabilirlo, in adunanza plenaria, il Consiglio di Stato.

Tema scottante sul quale era chiamato a decidere: la proroga delle concessioni demaniali con scadenza al 2033, o con messa a bando (come vorrebbe la direttiva “Bolkestein”) o con prolungamento del periodo, in capo agli attuali titolari. Tutto è partito dal “caso Lecce” e dal ricorso di Palazzo Carafa, che si era adeguato alle linee del Consiglio di Stato per la disapplicazione della norma del 2018 (che prevede le proroghe fino al 2033), ma il Tar ha poi  deciso diversamente.

Partendo dal caso specifico, i giudici hanno adesso messo un punto fermo alla questione per tutta Italia.

La data di fine validità delle concessioni stabilità dal Consiglio di Stato adesso, però, spiazza circa 30mila concessionari di tutta Italia.

Nella sentenza i giudici motivano così la decisione: “la perdurante assenza (nonostante i ripetuti annunci di un intervento legislativo di riforma, mai però attuato) di un’organica disciplina nazionale delle concessioni demaniali marittime genera una situazione di grave contrarietà con le regole a tutela della concorrenza imposte dal diritto dell’Ue” (la cosiddetta Bolkestein).

Dal giorno successivo (al 31 dcembre 2023) non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore – rimarca poi il Consiglio di Stato – neanche per via legislativa, e il settore sarà comunque aperto alle regole della concorrenza”.

I concessionari attuali potranno comunque partecipare alle gare che dovranno essere bandite. Per consentire alla pubblica amministrazione di “intraprendere sin d’ora le operazioni funzionali all’indizione di procedure di gara” e per “consentire a Governo e Parlamento di approvare doverosamente una normativa che possa finalmente disciplinare in conformità con l’ordinamento comunitario il rilascio delle concessioni demaniali”, nonché per evitare l’impatto sociale ed economico della decisione, le attuali concessioni potranno continuare fino al 31 dicembre 2023.

Sulla sentenza l’avvocato Pietro Quinto dice: “Finalmente un punto fermo che mette ordine alla questione”.

IL COMMENTO DEL SINDACO DI LECCE, CARLO SALVEMINI:

L’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato ha emesso nella giornata di oggi una sentenza storica, stabilendo il 31 dicembre 2023 come termine per la decadenza delle concessioni demaniali marittime in essere.
‘Scaduto tale termine – scrivono i giudici – tutte le concessioni demaniali in essere dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente da se vi sia – o meno – un soggetto subentrante nella concessione.
Si precisa sin da ora che eventuali proroghe legislative del termine così individuato (al pari di ogni altra disciplina comunque diretta ad eludere gli obblighi comunitari) dovranno naturalmente considerarsi in contrasto con il diritto dell’Unione e, pertanto, immediatamente non applicabili ad opera non solo del giudice, ma di qualsiasi organo amministrativo, doverosamente legittimato a considerare, da quel momento tamquam non esset – “come se non ci fossero – le concessioni in essere’.

È una sentenza di portata storica, che rende giustizia non tanto alla nostra “piccola” amministrazione che in questi anni – tra molte ostilità – si è fatta carico di proporre soluzioni e possibili vie d’uscita su un tema di così enorme portata.
Ma a tutti i cittadini italiani, che sono i legittimi proprietari delle spiagge e devono poter avere il diritto – tutti: vecchi concessionari, giovani outsider, imprese, associazioni – di poter concorrere in maniera trasparente per la gestione e la valorizzazione di questo patrimonio.

La nostra soddisfazione, come Comune di Lecce, sta nell’aver saputo percorrere strade che la sentenza dell’Adunanza plenaria ha pienamente legittimato: la disapplicazione della norma 145/2018 che prorogava le concessioni al 2033 in spregio alla legislazione europea e alla libera concorrenza, la proposta di una proroga tecnica di tre anni, per dare il tempo a Governo e Parlamento di procedere al riordino del settore, al Comune di predisporsi alle gare e ai concessionari di poter affrontare la scadenza con il dovuto preavviso.

Abbiamo agito bene, in piena legittimità, nell’interesse del bene comune. Facendo ciò che per lunghi anni, e ancora oggi, a livelli politico istituzionali più alti del nostro non si è riusciti o non si è voluto fare.

Le spiagge sono beni comuni, da amministrare nell’interesse dei cittadini, tutti. Questa sentenza storica apre uno scenario del tutto nuovo, spianando la strada alla riforma del settore che spetta al governo di Mario Draghi.

È un bel giorno, che ripaga degli attacchi, delle indifferenze ostentate, dello scetticismo nei confronti di chi come noi agisce solo e soltanto facendosi forza della legge e di una ferma determinazione a tutelare l’interesse pubblico e non quello di pochi”.

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