Attualità

Concessioni balneari: gli occhi dell’Italia puntati sul “caso Lecce”

ROMA- La discussione, in mattinata, è durata un’ora e mezza, ma la decisione arriverà nei prossimi giorni, se non settimane: l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato ha 60 giorni di tempo per decidere sul “caso Lecce” su cui sono puntati gli occhi di tutta Italia. Al centro le concessioni balneari con scadenza al 2033: si aspetta di capire se quelle concessioni demaniali vanno messe a bando, come vorrebbe la direttiva “Bolkestein” dell’Ue, oppure se è automatico il prolungamento del periodo in capo agli attuali titolari, come previsto dalla legge del 2018.

L’adunanza Plenaria, il massimo consesso del Consiglio di Stato, ha di fronte a sé un ventaglio di ipotesi ben definito: può scegliere di decidere nel merito oppure se optare per il rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia, su richiesta delle parti, o se decidere di rimettere la questione alla Corte costituzionale, allungando ulteriormente i tempi.

Il presidente Filippo Patroni Griffi ha dato la parola a tutti. Per il Comune di Lecce erano presenti gli avvocati Silvestro Lazzari e Laura Astuto, che hanno ribadito la posizione dell’ente, che si è adeguato alle linee del Consiglio di Stato per la disapplicazione della norma del 2018, ma il Tar ha deciso diversamente. In soccorso di Palazzo Carafa è intervenuto il Comune di Castrignano del Capo. Si sono trovati in opposizione i legali di varie parti d’Italia: non solo gli avvocati Francesco Vetró e Leonardo Maruotti, a difesa dell’imprenditore coinvolto nel giudizio di primo grado, e Federico Massa, a difesa dell’associazione FID – Federazione Imprese Demaniali. Presenti anche i legali dei vari intervenienti da tutta Italia, come titolari di lidi in Liguria o sul lago di Garda e Trasimeno. Sono coinvolti, infatti, ben 30mila imprenditori.

È un caso giuridico da manuale quello al vaglio dell’Adunanza Plenaria che dovrà chiarire se la legge del 2018, che prevede le proroghe fino al 2033, è in contrasto con il diritto comunitario e con la direttiva Bolkestein. Per il tar di Lecce la prima non va disapplicata. E se anche fosse difforme al diritto comunitario, a disapplicarla non potrebbe essere un funzionario comunale, perché equivarrebbe a violazione di legge, ma un giudice o la Corte costituzionale.

In attesa di questi chiarimenti, il Comune di Lecce ha concesso sì la proroga al 2033 ma precaria, perché “condizionata all’esito del Consiglio di Stato”. Per il Presidente di Federazione Imprese Demaniali Salento, Mauro della Valle, “Non si può intervenire con una messa a bando senza un periodo di riforma del comparto demaniale marittimo. Nel frattempo – dice – la politica inizi immediatamente un percorso di riforma sulla legge del 2018”.

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