SAN CESARIO – Siamo nella sede di San Cesario del distretto socio-sanitario di Lecce, la palazzina in via Abruzzi. Qui, mentre al piano superiore c’è una task force di medici e personale sanitario che lavora incessantemente su tamponi, tracciamento dei contatti e disposizioni di quarantena, nel seminterrato regna il caos. Mentre scendiamo le scale, si intravede già un intero piano: un presunto archivio di documentazione sanitaria che ben presto si rivelerà ai nostri occhi terra di nessuno.
Ci sono faldoni di documenti ovunque: vere e proprie montagne di cartelle e fogli accatastati, sparsi per terra, agli angoli, nei corridoi, finanche sotto il quadro elettrico. Il sottoscala è letteralmente invaso dagli scatoloni spaccati dai quali fuoriescono i documenti riguardanti chissà quale paziente, ignaro che i suoi dati sensibili possano finire nelle mani di chiunque.
Intere stanze traboccano di buste, plichi, migliaia di fogli, cartelle cliniche, armadietti che non riescono più a contenere tutto questo materiale cartaceo che, per un motivo incomprensibile, è accatastato e lasciato lì quasi fosse spazzatura.
A rischio non c’è soltanto la privacy, ma anche la sicurezza: con tutta questa carta sparsa ovunque, basterebbe di fatto una scintilla per far divampare in pochi secondi un incendio di grandi dimensioni.