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Nel Leccese, ancora 107 siti contaminati (noti). Verso la bonifica meno della metà

LECCE- In provincia di Lecce, nonostante da anni siano noti, continuano ad esserci ancora 107 siti contaminati. Il doppio di Brindisi, dove sono 55, e molti più di Taranto, dove sono 72, dietro dunque solo a Bari e a Foggia.

E’ uno dei dati più significativi del Report Ambiente e Salute, presentato mercoledì mattina dalla Rete per la Prevenzione oncologica leccese.

E’ uno dei dati più significativi del Report Ambiente e Salute, presentato mercoledì mattina dalla Rete per la Prevenzione oncologica.

L’aggiornamento su questo fronte è a dicembre 2018: sono 524 in totale i siti contaminati in Puglia, almeno quelli noti. La gran parte sono punti vendita di distribuzione del carburante o aree industriali, ma a farla da padrona, nella provincia di Lecce molto più che altrove, sono le discariche di rifiuti: ben 61, quasi la metà del totale di tutta la regione. Seguono 30 distributori di benzina da bonificare, nove siti industriali o commerciali e sette di altro dipo.

Una bestia nera la cui risoluzione non si riesce a velocizzare, quella delle discariche dismesse e mai bonificate: si tratta, per il 94 per cento dei casi, di ex discariche di rifiuti solidi urbani non autorizzate o autorizzate tramite ordinanza sindacali contingibili e urgenti a partire dai primi anni ’80. Come le note discariche di contrada Matine, ad Alessano e Tricase, copione ripetuto quasi sempre altrove, sono cave dismesse infarcite di rifiuti anche smaltiti illecitamente perché lì non potevano entrarvi, tipo scarti industriali e ospedalieri.

Il tutto senza che quei “buchi”, come venivano definiti in gergo, fossero stati impermeabilizzati o avessero sistemi di estrazione del percolato, di captazione del biogas, coperture e così. Sono quelle che più volte abbiamo definito discariche camaleontiche.

Gli inquinanti maggiormente presenti nel suolo, sia superficiale che profondo, del Leccese sono gli idrocarburi pesanti e leggeri e i composti aromatici, rinvenuti soprattutto nei punti dove sono stati dismessi i distributori di benzina. In entrambi i casi, si tratta di cancerogeni. Poi, ci sono i metalli come piombo, zinco, rame, arsenico, stagno.

Relativamente a quei 107 siti contaminati del Leccese, al momento sono in corso solo 47 procedimenti amministrativi volti alla bonifica, giunti a differenti fasi dell’iter. In quasi la metà dei casi (21 su 47) si è ancora fermi alla fase del piano di caratterizzazione, mentre la certificazione dell’avvenuta bonifica riguarda una sola discarica e il procedimento di bonifica è in corso per dieci siti.

 

Tiziana Colluto

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