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Caso intercettazioni Marti, la Camera all’unanimità: il gip si rivolga al Senato

LECCE – Con 470 voti favorevoli e nessuno contrario, la Camera si è espressa all’unanimità sull’utilizzo o meno delle intercettazioni che riguardano il senatore leghista leccese Roberto Marti: si rimandano gli atti al giudice per le indagini preliminari, che a sua volta dovrà far decidere al Senato. Servirà dunque una nuova richiesta di autorizzazione. Il caso riguarda, appunto, alcune conversazioni telefoniche intercettate nell’ambito dell’inchiesta “Estia”, quella sul presunto sistema di promesse e assegnazioni di case popolari in cambio di voti nel comune di Lecce. La posizione di Marti, che all’epoca dei fatti era deputato, era stata stralciata e la richiesta di utilizzare le intercettazioni in cui era coinvolto era stata ricolta alla Camera. Oggi Marti è senatore ed è per questo che la Giunta per le autorizzazioni ha esposto alla Camera la propria relazione, in cui si evidenzia che la competenza debba essere della camera di attuale appartenenza del parlamentare, ovvero, del Senato.

Tutto torna a Lecce, sul tavolo del gip Giovanni Gallo, che invierà la stessa richiesta a Palazzo Madama. Proprio lui, qualche giorno fa, aveva sollecitato Camera e Senato a far presto, perché non decorressero i termini di prescrizione dei reati contestati al senatore, ovvero tentato abuso di ufficio, falso ideologico aggravato e tentato peculato. Sotto la lente, e tutto da verificare con le indagini, il coinvolgimento che, secondo l’accusa, il senatore avrebbe avuto nell’assegnazione di una casa confiscata criminalità, al fratello di un boss della scu. I legali di Marti sono Pasquale e Giuseppe Corleto.

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