TUTURANO- Sono stati convalidati gli arresti dei due brindisini che avrebbero reclutato e schiavizzato un pastore 20enne del Gambia, facendogli credere che fosse regolarmente assunto in base ad un contratto di lavoro fittizio e approfittando della ignoranza della lingua italiana, della giovane età e delle sue precarie condizioni. Il ragazzo era stato così occupato in nero nell’azienda, come addetto alla mungitura, alla custodia e al pascolo degli animali.
Nei guai sono finiti Patrizia Carrozzo, 37 anni, titolare dell’impresa agricola e per la quale è stato disposto l’obbligo di dimora, e Adriano Vitale, effettivo titolare del potere direttivo sulla manodopera e adesso ai domiciliari. Come appurato dai carabinieri, il pastore è stato alloggiato all’interno dello stesso allevamento di ovini e sottoposto alle attività lavorative a partire dall’alba sino alla sera e senza pause, ininterrottamente a partire dal maggio 2018 e senza periodi di riposo, se non una volta al mese per il tempo necessario a consentirgli l’invio di 200/300 euro mensili alla famiglia di origine. Al giovane non è stata fornita alcuna informazione, né presidi contro i rischi per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro, corrispondendogli la somma contante di 650 euro mensili. Si tratta di una retribuzione irrisoria e comunque notevolmente inferiore a quella prevista dalla contrattazione collettiva vigente, che prevede un salario di 7,81 euro all’ora.