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Tap, il gip: “Autorizzazioni illegittime”. Gli indagati salgono a 19

MELENDUGNO – E’ “illegittima” l’autorizzazione rilasciata dal Ministero alla multinazionale Tap nel settembre 2014 prima e poi nel 2015 sulla compatibilità ambientale dell’opera, perché è stata adottata “senza valutazione degli ‘effetti cumulativi’ esterni ed interni”, in violazione delle direttive europee. E sono “parimenti illegittime le varianti in corso d’opera non sottoposte a procedura di verifica di esclusione dalla Via e dunque non autorizzate”. È il passaggio più delicato e al tempo stesso più importante riportato nell’avviso di conclusione indagini notificato nei giorni scorsi in sostituzione di quello del 14 dicembre scorso. Salgono da 16 a 19 gli indagati nell’inchiesta in cui sono confluiti due filoni di indagine, quello relativo ai presunti abusi negli espianti di ulivi di contrada Le Paesane e quello relativo invece all’inquinamento della falda da cromo esavalente.

I pm Valeria Farina Valaori e il procuratore Leonardo Leone De Castris, dunque, contestano che le opere siano state realizzate senza seguire le indicazioni della Valutazione di impatto ambientale (Via) ed in violazione dei vincoli paesaggistici contaminando la falda.

Michele Elia, Gabriele Lanza e Marco Paoluzzi, rispettivamente ex country manager, project manager e direttore dei lavori, sono accusati di aver “realizzato le opere del tratto italiano del gasdotto marino e terrestre” anche “su aree sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico, dichiarate zone agricole di notevole interesse pubblico”.

Stando all’impianto accusatorio, i lavori si sarebbero svolti in assenza di autorizzazioni ambientali, idrogeologiche, paesaggistiche ed edilizie, “essendo illegittima”, come detto, quella rilasciata con i decreti ministeriali. Il riferimento alla mancanza di valutazione cumulativa degli effetti del gasdotto Tap con quello Snam richiama un aspetto essenziale della perizia fatta dai tecnici nominati dal Tribunale nell’ambito dell’incidente probatorio che si è svolto lo scorso inverno in seno ad una ulteriore inchiesta, quella madre e per la quale pure si è in attesa di un esito.

Stralciata invece l’ipotesi di truffa inizialmente contestata ai vertici di Tap Italia, Michele Elia e Clara Risso nonché al dirigente del Ministero dello sviluppo economico Gilberto Dialuce, per non aver sottoposto l’opera alla direttiva Seveso. La contestazione pare destinata all’archiviazione giacche’ nel corso dell’incidente probatorio i periti incaricati dal gip esclusero che il gasdotto dovesse venire assoggettato alla quella direttiva relativa al rischio di incidenti rilevanti.

T.C.

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