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Poseidon, scade il termine d’inizio lavori ma il governo non mette fuori gioco il gasdotto di Otranto

OTRANTO- Entro oggi sarebbero dovuti ufficialmente partire i lavori del gasdotto Poseidon a Otranto. La data del 6 giugno 2019 era già il frutto della concessione di una proroga accordata nel 2016 dal Ministero dello Sviluppo Economico, che ha fissato anche il termine entro il quale ultimare l’opera, esattamente tra due anni. Nessun cantiere, però, è partito. In corso ci sono solo attività preliminari “ante operam”, prescrizioni da ottemperare, ma non un formale avvio del cantiere. E questa non è una cosa da poco perché al rispetto di quei termini è legata anche la validità dei vincoli all’esproprio e della dichiarazione di pubblica utilità dell’opera, validità che doveva già scadere nel giugno di un anno fa ed è stata ulteriormente allungata.

Conscia del fatto che anche la data del 6 giugno di quest’anno non poteva essere rispettata, la multinazionale franco-ellenica Igi Poseidon, nel febbraio scorso, ha chiesto al Ministero dello Sviluppo Economico un ulteriore rinvio di “almeno 12 mesi”, ciò su cui, come dichiarato ad aprile dal sottosegretario Davide Crippa, “è in corso l’istruttoria”.

Quella seconda proroga, ad oggi, non è arrivata. Ma questo non significa affatto uno stop al tratto finale del più grande gasdotto East Med- Poseidon, il secondo con approdo nel Salento, a circa 25 chilometri dal primo, Tap, in costruzione a Melendugno. C’è, infatti, il coniglio tirato fuori dal cilindro: la sospensione del termine di inizio lavori accordata per nove mesi.

Non esistono comunicazioni ufficiali in tal senso, né sul sito del Ministero dello Sviluppo economico né al protocollo del Comune di Otranto. È però proprio il sindaco Pierpaolo Cariddi a confermare le indiscrezioni che trapelano da Roma: “La sospensione per nove mesi è una informazione non acquisita ancora ufficialmente attraverso comunicazione scritta, ma verbalmente da dirigenti della società”.

La multinazionale conferma a Telerama quello che viene definito un prolungamento delle attività propedeutiche. A motivare il congelamento dei termini sono delle presunte criticità riscontrate nell’area che dovrebbe ospitare la centrale, poco al di qua rispetto alla litoranea che porta a Punta Palascia.

In base alle analisi preliminari all’inizio lavori già svolte negli ultimi due mesi, Igi Poseidon ha riscontrato che in quella zona, un’ex discarica, è presente materiale di risulta, per cui si dovrebbe procedere al risanamento. La società ha chiesto al Comune di non riconoscerla come responsabile, essendo quell’inquinamento frutto di una situazione pregressa, e offrendosi ad ogni modo di procedere a proprie spese. Il 21 maggio, il Settore Ambiente del Comune ha emanato un’ordinanza di bonifica nei suoi confronti; tre giorni dopo, Poseidon ha depositato il piano di caratterizzazione che ora sarà approvato. È alla luce di tutto questo che il governo avrebbe optato non per la proroga bensì per la sospensione del termine di inizio lavori.

Cosa cambia tra le due opzioni? Nel concreto nulla o, meglio, si prende tempo e si evita di mettere Igi Poseidon fuori gioco. E, infatti, la multinazionale intanto potrebbe mettersi al passo con gli adempimenti previsti e stilare il progetto esecutivo che ancora non ha. Il governo, poi, eviterebbe di assumersi ora la responsabilità politica sia di uno stop definitivo che di una ulteriore proroga, diviso com’è tra la Lega che sostiene a spada tratta il progetto, il M5s che lo reputa non prioritario e il premier Conte che ha dichiarato possibile Poseidon solo se si innesta su Tap, cioè senza ulteriori opere sul territorio salentino.

 

Tiziana Colluto

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