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Cromo esavalente, vertice in Procura su Tap. Il sindaco diffida la multinazionale

MELENDUGNO- Mentre continuano i lavori nel cantiere di San Basilio, non passano e non possono passare sotto traccia i risultati delle analisi svolte da Arpa e che confermano la presenza di Cromo esavalente nel cemento impiegato da Tap nel pozzo di spinta realizzato lì, a Melendugno. In mattinata, si è tenuto un primo vertice in Procura tra la pm Valeria Farina Valaori, titolare dei fascicoli sul gasdotto, e i carabinieri del Noe di Lecce, per fare il punto sul come andare avanti su questo fronte delle indagini, che nel mese di novembre hanno già portato a perquisizioni e sequestri dei rapporti di prova relativi ad analisi svolte sulle acque sotterranee risultate contaminate dal CromoVI.

In allerta c’è anche il Comune, che sta valutando la formalizzazione di una diffida a Tap per chiedere lo stop ai lavori: “Chiedo alla società di fermarsi, anzi la diffido a farlo. Quel manufatto è un possibile contaminante per le acque di falde, del terreno o di altre matrici ambientali“, dice il sindaco Marco Potì ai microfoni di Telerama.

Arpa nelle scorse ore ha comunicato l’esito degli accertamenti complessivi: i valori della sostanza in falda sono rientrati e i terreni non risultano inquinati. Tuttavia, la presenza di questo elemento, considerato tra i più pericolosi contaminanti ambientali perché tossico e cancerogeno, è stata riscontrata nel cemento per 11,3 microgrammi/litro. È molto o è poco? Il punto è proprio qui: non ci sono riferimenti normativi che stabiliscano le concentrazioni soglia per questo, ma per Arpa si può tener conto, “ai fini esclusivamente qualitativi”, il limite definito per le acque sotterranee, pari a 5 microgrammi/litro, dunque ampiamente superato.

Il cantiere a San Basilio

Ancora più stringente è, invece, il parametro a cui fanno riferimento le 67 associazioni che hanno già diffidato la multinazionale a “sospendere il prosieguo delle attività” nell’area di San Basilio e “ad attendere l’esito dei procedimenti penali pendenti a suo carico” su questo. Invocano il principio di precauzione appellandosi al decreto con cui il Ministero della Salute nel 2004, recependo una direttiva europea, ha fissato il limite del Cromo esavalente nel cemento in 2 parti per milione.

Arpa, poi, ha scritto anche che “si segnala la presenza del CromoVI sia nell’acqua emunta dal pozzo di spinta che in quelle di prima pioggia”, che però, allo stesso modo del cemento, trattandosi di acque gestite come rifiuto non hanno riferimenti normativi a soglie limite. La domanda, a questo punto, è una sola: può quella sostanza nel tempo finire in falda e nei terreni? Il modo in cui è costruito il microtunnel, con le pareti in cemento, funge da barriera? Gli interrogativi sono tanti e le tesi diverse.

Da Melendugno ci si attende che a fare un passo sullo stop precauzionale ai lavori sia anche la Provincia di Lecce, in quanto ente competente e promotore del tavolo tecnico sulle acque, riconvocato per il 5 febbraio prossimo. Palazzo dei Celestini ha anche esteso l’invito ai carabinieri del Noe, chiedendo, se autorizzati dalla magistratura, di fornire informazioni aggiuntive “per permettere una valutazione complessiva della potenziale contaminazione”. Difficile, con le indagini in corso.

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