BRINDISI – Le dimissioni del presidente Luca Ward, annunciate con una lettera inviata al sindaco Marchionna, hanno focalizzato le attenzioni sulla Fondazione Teatro Verdi. Ci si trova senza il massimo rappresentante a soli cinque mesi di distanza dalla sua nomina. Ad ottobre dello scorso anno, infatti, il primo cittadino annunciò che sarebbe stata compiuta una scelta differente rispetto al presidente che aveva guidato la Fondazione fino a quel momento e cioè il pianista e direttore di orchestra Stefano Miceli, nativo di Brindisi ma da tempo impegnato sui palcoscenici degli Stati Uniti.
Si decise di scegliere un nome altisonante dello spettacolo a livello nazionale e quindi spuntò il nome di Luca Ward. Di lui la città di Brindisi ricorderà la conferenza stampa di presentazione. Poi cinque mesi di presidenza in cui non è mai venuto a Brindisi e soprattutto non ha prodotto una sola iniziativa per far fare un salto di qualità alla Fondazione. C’è chi sintetizza il problema nella mancata assunzione – peraltro, a quanto pare, garantita inizialmente – del suo manager. Una scelta che qualcuno, anche all’interno della maggioranza politica del Comune, non avrebbe gradito. Il vero problema, però, lo si tiene misteriosamente nascosto. Si tratta delle condizioni economiche della Fondazione che può contare solo su un finanziamento del Comune di Brindisi di 150.000 euro e sugli introiti di biglietti e abbonamenti. Troppo poco per allestire una proposta culturale e di spettacolo degna di questo nome. Il direttore artistico Carmelo Grassi fa davvero tutto il possibile, ma a che serve scegliere un presidente dal nome altisonante se poi non ci sono sponsor o finanziamenti regionali o statali per poter dar vita ad una programmazione più ampia e prestigiosa? Su questo probabilmente sarebbe opportuno riflettere, forse ancor prima di scegliere un nuovo “presidente senza portafoglio” a cui, al momento, si può garantire solo un incarico di prestigio, peraltro a titolo gratuito.
