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Melanoma non diagnosticato? Dermatologo assolto

LECCE – Una lesione nodulare cutanea che nel corso del tempo è degenerata in un melanoma ha portato alla morte un uomo. Per questa vicenda è finito sotto processo per omicidio colposo il dermatologo galatinese lionello soatti. Una lunga vicenda giudiziaria cominciata nel 2008 con la denuncia della famiglia e che si è conclusa con una doppia assoluzione, in primo grado e poi in appello. Un melanoma imprevedibile da diagnosticare, secondo i giudici di primo e di secondo grado.

La prima sentenza era stata emessa nel 2014. Poi le parti civili avevano fatto ricorso in appello. Lunedi mattina l’assoluzione, per la seconda volta. A condurre le indagini era stato il pm Francesca Miglietta.

Secondo l’accusa il dermatologo, che aveva avuto in cura il paziente dal 2003 al 2005 per il trattamento di una lesione nodulare cutanea del diametro di circa 1 mm sul braccio sinistro, aveva per lunghissimo tempo trattato la lesione pigmentata esclusivamente con azoto liquido, omettendo di accertarne la natura insieme ad una ulteriore lesione satellitare comparsa a circa 1 cm di distanza da quella primitiva. Sempre secondo l’accusa il medico avrebbe omesso di avvalersi di presidi diagnostici disponibili come la dermoscopia, che avrebbero consentito di diagnosticare precocemente la natura di melanoma maligno di quelle lesioni, privando il paziente della possibilità di sottoporsi ad un intervento chirurgico precoce e lasciando così progredire il melanoma che poi lo ha portato alla morte.

I giudici hanno invece accolto le tesi della difesa, gli avvocati Mario Ciardo e Cosimo Prete: si trattava di un melanoma nodulare rarissimo, imprevedibile e incontrollabile se non nel momento in cui si manifesta in maniera palese con caratteristiche visibili solo quando diventa superiore a 6 mm. Inoltre l’imputato ha seguito scrupolosamente il protocollo diagnostico previsto nell’esame dei melanomi nodulari sulla scorta delle linee guida del settore sia a livello nazionale che internazionale.

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