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Rientrata l’allerta tsunami. Ma saremmo preparati?

SALENTO – A mezzanotte e 55 minuti la terra ha tremato, almeno per 10, lunghissimi secondi. E la scossa è stata avvertita in tutto il Salento, da Brindisi a Leuca, fino a Taranto. Ai piani altri dei palazzi, soprattutto, vibrazioni dei mobili e oscillazioni vistose dei lampadari. Ma nessun danno a persone né a cose è stato registrato. Il terremoto, di magnitudo 6,8 della scala Richter, aveva l’epicentro in Grecia, vicino all’isola di Zante. Lì sì che ha fatto danni, al porto e anche ad alcuni edifici. E, un paio d’ore dopo, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha diffuso un’allerta arancio, consigliando di stare lontani da coste e spiagge, su tutto il litorale adriatico del Salento, in Calabria, Basilicata, e nella parte ionica della Sicilia, per possibili variazioni del livello del mare, per il possibile arrivo di un’onda alta meno di un metro, un piccolo tsunami.

Nel Salento è stato effettivamente registrato l’arrivo di un’onda di circa mezzo metro sul litorale ionico del Capo di Leuca e su quello di Otranto.

Nessun danno, ovviamente. L’altezza dell’onda non ha destato alcuna preoccupazione. Ma come funziona e come si mette in moto il meccanismo di emergenza?

Abbiamo chiesto ai sindaci di Otranto, Melendugno e Castrignano del Capo. Partendo da quest’ultimo: il primo cittadino Santo Papa non ha ricevuto alcun messaggio di allerta. Evidentemente quella non è stata ritenuta zona interessata dal piccolo maremoto, nonostante sembri esposta, guardandone la posizione geografica.

Il sindaco di Otranto Pierpaolo Cariddi è stato svegliato da una telefonata della prefettura che segnalava il pericolo. E poi cosa prevede l’iter?

“Il sindaco dovrebbe, conoscendo il piano di protezione civile -spiega- attivare le procedure contattando il responsabile tecnico, le associazioni di volontariato e, eventualmente, preparare postazioni di pronto soccorso. Ma qui a Otranto siamo abituati, con una semplice tramontana, a onde di tre metri e siamo in alto rispetto alla quota del mare. Quello di stanotte non l’ho quindi ritenuto un problema”.

Stesso copione poco più a nord, nelle marine di Melendugno. Anche il sindaco Marco Potì è stato contattato dalla prefettura.

A sua volta ha allora allertato il funzionario responsabile del piano di protezione civile comunale. Poi avrebbe proceduto a contattare i vigili urbani e i gruppi di volontari di protezione civile. Ma, oltre a essere in questo periodo le marine quasi disabitate, la costa di Melendugno è, quasi lungo tutti i 17 km, alta rispetto al livello del mare e quindi non è stato necessario attivarsi ulteriormente.

In caso contrario, avvertendo una gravità reale, si sarebbe proceduto a mettere in campo tutte le azioni previste, tra le quali l’automobile con l’altoparlante per svegliare e allertare i cittadini nel cuore della notte.

Fortunatamente l’allerta è comunque rientrata poco dopo.

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