Cronaca

Scoperta maxi piantagione di marijuana in una masseria di Torre Rinalda- Il video

LECCE- La vista dall’alto è impressionante: nel giardino di una masseria a Torre Rinalda, sul litorale leccese, è stata ritrovata una piantagione di oltre duemila piante di marijuana.

Il muro molto alto ne impediva la vista nitida da fuori, ma con l’utilizzo di un drone è stato possibile verificare che quella distesa verde era tutt’altro che un orto domestico.

E’ la seconda piantagione simile scovata nel Salento in pochi mesi, dopo quella ritrovata il 12 luglio dai carabinieri nei pressi del campo Panareo, alla periferia del capoluogo. In quel caso sono state sequestrate 600 piante.

I militari sono stati attirati dalle infiorescenze delle piante alte e verdi che superavano, appunto, il muro di cinta della masseria dove in mattinata si sta operando il sequestro: tutta quella zona è notoriamente arida e poco coltivata. L’utilizzo di un drone ha poi dato la certezza ai militari che quelle piante altro non erano che marijuana in piena fase di maturazione. Con l’arrivo dei rinforzi e dopo il blitz, un uomo è stato arrestato: si tratta di Luca Grassi, 45enne leccese. Denunciato il fratello, che vive in un’abitazione attigua.

E’ ancora presto per comprendere precisamente i dettagli, ma il fenomeno della piantagione di erba nel nord Leccese potrebbe avere una doppia spiegazione. Da un lato, il tentativo di coltivare direttamente qui la marijuana per evitare i continui sequestri dei carichi provenienti dall’Albania, visto che i pattugliamenti in mare rendono rischioso per i trafficanti il trasporto nel Canale d’Otranto. Dall’altro lato, bisognerà comprendere se e quanto dietro queste coltivazioni ci siano “esperti” albanesi o se, invece, è il tentativo di alcuni salentini di accaparrarsi una fetta del grande business mafioso da cui finora sono stati tagliati fuori o relegati, per lo meno, al ruolo di semplice manodopera. Il Salento, infatti, come dimostrano le inchieste della magistratura, negli ultimi anni è stato trasformato nel grande deposito della marijuana albanese e i locali sono stati impiegati più che altro come scafisti, spesso ex contrabbandieri di sigarette o nuove leve a loro collegate, oppure come addetti alle “gubbie”, i depositi, appunto, spesso garage e case lungo il litorale leccese e del basso Brindisino. Le due grandi piantagioni sequestrate a Lecce nelle ultime settimane fanno pensare a nuovi movimenti sotterranei.

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