LECCE- Assolti dall’accusa di associazione a delinquere perché il fatto non sussiste i 32 imputati del gruppo Ultras Lecce. Condanne da 4 mesi ad un anno per altri reati minori per 12 di loro. Si chiude con la sentenza pronunciata dal presidente RobertoTanisi il processo al gruppo di ultras leccesi accusati di aver fatto pressioni su società e calciatori giallorossi con minacce e intimidazioni. Il procuratore Ennio Cillo, che in mattinata ha rinunciato alla replica, aveva chiesto la condanna per 17 di loro con pene da uno a sette anni e l’assoluzione per 16 per avvenuta prescrizione e per insuficienza di prove. Un processo complesso scaturito da un’operazione scattata nel maggio del 2009 che si concluse con l’arresto di 14 ultras, sette in carcere e sette ai domiciliari a cui si aggiunsero altri indagati. Gli imputati rispondevano a vario titolo dei lanci di fumogeni e bombe carta in campo, di minacce agli steward e ad alcuni tifosi del Torino, e dell’ aggressione al difensore, all’epoca gialorosso, Diamoutene. In aula in questi anni si sono avvicendati numerosi testimoni, tra cui l’ex amministratore delegato dell’Unione Sportiva Lecce, Claudio Fenucci che ha dichiarato di non aver subito mai minacce o pressioni da parte del tifo organizzato. Oltre al lui anche De Canio, Robertino Rizzo e Chevanton. Del collegio difensivo fanno parte, tra gli altri, gli avvocati Giuseppe Milli, Francesco Calabro, Viola Messa, Paolo Cantelmo. “E’ il trionfo della giustizia” ha dichiarato l’avvocato Milli che difendeva molti di loro.
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