Cronaca

Costruzione in area protetta, scattano sigilli e denuncia da parte della Polizia Provinciale

TRICASE- Il cantiere era stato camuffato con dei rami e cespugli accatastati sul lato fronte mare in modo da non essere individuato dalla vicina litoranea. Ma questo non è bastato, perchè gli uomini della Polizia Provinciale, alla guida del Comandante Antonio Arnò, anche se hanno dovuto faticare non poco prima di riuscire a rintracciare il lotto raggiungibile attraverso dei sentieri sparsi tra ulivi e macchia mediterranea, utilizzando anche un drone che ha permesso di raggiungere la meta, hanno apposto i sigilli all’area. Raggiunto il lotto sono stati notati degli attrezzi da cantiere lasciati frettolosamente sul posto, segno dei lavori in atto eseguiti da operai che alla vista degli agenti si sono dileguati.

Le operazioni, espletate alla guida del Capitano Giancarlo De Matteis hanno consentito di bloccare la realizzazione del manufatto edilizio, di circa 50 metri, oltre a muretti di recinzione del lotto e scalinate che servivano a collegare i vari terrazzamenti. I lavori venivano eseguiti in assenza dei titoli autorizzativi, in zona agricola, soggetta al vincolo paesaggistico che ricadeva nell’Area del Parco Naturale Regionale “ Otranto S. Maria di Leuca e Bosco di Tricase”. I lavori venivano eseguiti su un corpo di fabbrica apparentemente preesistente. Una tecnica, questa, ormai conosciuta agli investigatori che in passato hanno già avuto a che fare con queste “astuzie”, ossia rappresentare dei manufatti edili apparentemente di antica manifattura; che consentirebbe di richiedere i titoli autorizzativi per interventi di restauro o recupero degli stessi ed avere modo di edificare in zone dove vige il divieto assoluto di edificazione.

Oltre all’assenza dei titoli autorizzativi, le tecniche costruttive nonché i materiali utilizzati, non rispettavano le linee guida dell’Ente Parco Regionale, dove, per il recupero di antichi manufatti, si prescrive di impiegare esclusivamente le tecniche e i materiali tradizionali ed escludere l’uso di calcestruzzo armato e non. Non solo, le pietre utilizzate per la realizzazione delle mura sono state rinvenute in loco, rompendo macigni e recuperando pietre da altri muretti di lotti adiacenti. Una donna di Tricase è stata denunciata.

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