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Lui fuori, gli abusivi dentro la sua casa popolare: “il prefetto mi aiuti. E’morte civile”

LECCE- La vicenda è degna del teatro dell’assurdo: da due anni, un cittadino leccese non può rimettere piede nella sua casa popolare, perché occupata abusivamente da altri inquilini. La situazione è nota agli uffici del Comune di Lecce, ad Arca Sud, al Tribunale e ora anche alla Prefettura, ma fino ad oggi non c’è stato alcuno sgombero. E il tutto è diventato paradossale: l’unico ufficialmente riconosciuto dagli stessi enti, con apposito provvedimento, come avente il diritto a subentrare nella titolarità dell’alloggio s’è visto portare via tutto, compresa la posta privata, mobili, gioielli, auto della madre, senza che potesse far nulla. “E’ la morte civile”, ripete al telefono.

Sergio D’Elia, 60enne, assistente giudiziario presso il Tribunale di Milano, fa il pendolare tra la Lombardia e il Salento. Da quando era piccolo ha vissuto nell’appartamento di via Niccolò Machiavelli n. 14, assieme alla madre, assegnataria da sempre di quell’alloggio. Lei è morta nel giugno 2015. A quel punto, D’Elia ha chiesto la voltura a suo nome da parte di Arca Sud. Nel gennaio 2016, però, approfittando della sua assenza, qualcuno è entrato in casa e ha cambiato la serratura. E da allora è iniziata l’odissea. I vicini hanno riferito che è stato portato via anche tutto l’arredamento. La Polizia municipale ha effettuato sopralluoghi e appurato che effettivamente la casa è occupata senza titolo. Arca Sud ha intimato più volte gli inquilini a consegnare la chiavi, da ultimo il mese scorso. Tanti gli esposti inviati alla Finanza e in Procura. Non solo: gli abusivi avevano chiesto il riconoscimento lì della residenza, ciò che è stato prima accordato dagli uffici comunali, che poi hanno dovuto ammettere l’errore e fare marcia indietro.

Il risultato, tuttavia, finora non è cambiato: D’Elia in casa non può entrare. Quando torna qui deve alloggiare in albergo. Ora che sta per essere trasferito a Lecce non ha un tetto. Ecco perché ha scritto al prefetto, per chiedere di sbloccare la situazione. Anche perché, in vista della nuova graduatoria delle case popolari, rischia di essere tagliato fuori.  Si attende che qualcuno prenda di petto la questione.

“Noi abbiamo fatto la nostra parte – dice Sandra Zappatore, che per Arca Sud si è occupata del caso – ritenendo che altri, cioè il padre separato di D’Elia, non avessero il diritto a subentrare e difendendo la posizione legittima di Sergio. Il tribunale ci ha dato ragione. Ma, prima dell’estate, il tribunale è stato nuovamente interessato nel merito. Esistono due procedimenti penali aperti dalla Procura, che in ogni momento potrebbe disporre il sequestro preventivo e chiedere il rilascio degli alloggi. Noi non possiamo sostituirci ai magistrati”.

 

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