LECCE Il tavolo del centrosinistra è apparecchiato ma i commensali attendono che i padroni di casa risolvano i problemi interni. Lo schema dell’alleanza, i vendoliani sono fuori ed avranno un proprio ed autonomo candidato sindaco, è lo stesso che ha portato il governatore di Puglia a vincere le elezioni. Intorno al tavolo il Pd con le liste civiche di Emiliano, rappresentate di Paolo Pellegrino e Mario Pensinelli, l’Udc e la formazione politica del senatore Stefano.
È proprio il nome dell’ex vendoliano che potrebbe risolvere l’empasse e , contemporaneamente , bloccarne le scelte definitive. I cespugli aspettano che sia il partito a risolvere il dilemma su primarie e nome. Sì, perché, il punto è proprio questo se il nome, Dario Stefano, dovesse far sparire la propria riserva ci sarebbe l’ostacolo primarie e se ci dovessero essere queste ci sarebbe Blasi ma il gruppo dirigente del Pd, la cosiddetta Ditta Piconese-Abbaterusso e Marra, perderebbe il candidato senatore.
Per ora non è prevista alcuna riunione ed il Pd è bloccato anche per la difficoltà di voler far passare il nome di Dario Stefano, per ora ancora non nel partito, ma senza le primarie. Sta qui il cortocircuito: come giustificare il sì ad un esterno, che potrebbe dir sì alla candidatura a sindaco ma senza la consultazione popolare , e sbatter la porta in faccia a chi dice sì alle primarie ed è consigliere del Pd oltre ad esserne stato sia segretario provinciale che regionale? Se Primarie dovessero esser, e se Stefano dovesse convincersene, i candidati diventerebbero in automatico tre ed ai due contendenti, Blasi ed il senatore, si aggiungerebbe il capogruppo di Palazzo Carafa Paolo Foresio. Bocce ferme o , per meglio dire, tavolo del centro sinistra per ora sparecchiato.
