LECCE- Il Tar di Lecce imprime l’avanti tutta alla chiusura degli uffici postali nei piccoli centri e con le sentenze pubblicate sette giorni fa dà a Poste Italiane il grimaldello per poter procedere con i tagli nelle zone più periferiche.
Sono stati respinti, infatti, tutti e tre i ricorsi presentati dai Comuni di Andrano, Santa Cesarea Terme e Sannicola per chiedere l’annullamento della nota a firma del direttore della filiale leccese di Poste Italiane spa relativa all’annunciato smantellamento degli sportelli, rispettivamente, delle frazioni di Castiglione d’Otranto, Vitigliano e San Simone.
Stando al piano d’impresa della Direzione Centrale, andrebbe chiuso anche l’ufficio di Acquarica di Lecce, razionalizzando, invece, con attività a giorni alterni e riduzione del personale quelli di Cocumola di Minervino Lecce, Ruggiano di Salve e Santa Maria al Bagno di Nardò.
Dopo le proteste e le prime sospensive ottenute, ora si ribalta la questione. A nulla è valsa anche la proposta di alcuni municipi, come quello di Andrano, di farsi carico delle spese per la sede, pur di lasciare in piedi il servizio. Secondo i giudici amministrativi, questo sarebbe da considersi, infatti, come “aiuto di Stato” non ammesso.
In giudizio contro i Comuni si è costituito anche il Ministero dello Sviluppo Economico. “Nel merito il ricorso è infondato”, ha stabilito il Tar nelle tre sentenze gemelle. Le chiusure sono motivate dallo “squilibrio economico” che gli uffici interessati dai tagli comporterebbero. “Poste Italiane – scrive il Tar – è un’impresa che, pur operando secondo criteri economici, assolve ad una funzione pubblica […] che trova la sua soddisfazione nel bilanciamento fra il dato economico e le esigenze dell’utenza, a tutela della coesione sociale e territoriale”.
Questa sarebbe garantita dal rispetto dei criteri fissati dal D.M. 7 ottobre 2008, come il fatto che un punto di accesso alla rete postale ricada entro 3 chilometri dal luogo di residenza almeno per il 75 per cento della popolazione,entro 5 chilometri per il 92,5 per cento, entro 6 chilometri per il 97,5 per cento. E questo “esclude che debba essere necessariamente osservato” l’altro criterio, quello “più favorevole per l’utenza”. Da qui la ghigliottina sugli uffici dei piccoli centri posti a distanza ravvicinata rispetto ad altri. Si medita, però, il ricorso al Consiglio di Stato.