Cronaca

Nuovo centro termale, indagati gli amministratori delle ditte vincitrici dell’appalto

BARI- Il dubbio, nutrito ad inizio anno dalla Procura di Lecce e della quale L’Indiano vi ha ampiamente parlato, ora è confermato anche dalla Procura penale di Roma. Per la nebulosa e complessa vicenda del Mammoccione di Santa Cesarea Terma ci sono due indagati. Sono Giuseppe Maggio e Ferruccio Cilloni, amministratori rispettivamente della Edilcostruzioni e della Te.Ma le due ditte che si sono aggiudicate i lavori di ristrutturazione della incompiuta più grande del Salento.
L’indagine, trasferita da Lecce a Roma, si è conclusa pochi giorni fa con l’iscrizione nel registro degli indagati dei due amministratori. L’accusa è di quelle pesanti ma era la stessa che ha dato impulso alle indagini del pm Antonio Negro: i documenti con i quali hanno ottenuto dal Tar di Puglia prima e dal Consiglio di Stato poi un risarcimento per quell’appalto concesso e poi annullato, erano falsi. E proprio i documenti falsi, si legge nell’avviso di conclusione delle indagini, hanno “indotto i errore i componenti del collegio del Tar e del consiglio di stato”.

Ma facciamo un passo indietro: Il Mammoccione, costato 19 milioni di euro, 38 miliardi di vecchie lire, sarebbe dovuto essere la punta di diamante del turismo della zona. Di proprietà del Comune, sarebbe stato il mezzo con il quale l’amministrazione sarebbe subentrata a Terme S.p.A nella gstione dell’acqua sulfurea. Ambizione, questa, decaduta a maggio 2005. Quando per mettere a frutto i finniamenti ricevuti dal ministero, il Comune cede la struttura a Terme. L’anno dopo, nel 2006, arrivano altri 10 milioni di euro di finanziamento ministeriale. Nel 2007 si aggiudicano i lavori di ristrutturazione a Edlicostruzioni, Tema e Calora. Nel 2007 il primo sequestro.

Il sospetto dei magistrati è che un’opera che ha già beneficiato di fondi pubblici no possa essere rifinanziata. Nel 2008 nuovi sigilli e l’addio al finanziamento da 10 milioni. A quel punto Terme revoca anche l’appalto. Qui comincia la battaglia legale tra Terme e le due ditte. Si ricorre al Tar perché, dicono edilcostruzioni e tema, per concentrarsi sul maxi-appalto del Mammoccione si è rinunciato ad altri cantieri. Il Tar Puglia dà loro ragione ma con un mini risarcimento perché, dice il collegio del tribunale amministrativo, non ci sono contratti stipulati e annullati ma solo preventivi.

Terme va avanti e fa ricorso al Consiglio di Stato. Quest’ultimo non solo dà ragione alle ditte ma aumenta esponenzialmente il risarcimento: in tutto 400mila euro. In tutto ciò, però, la magistratura penale va avanti e va oltre Sposta l’indagine a Roma e conclude le indagini con due indagati.

False, dunque, stando a quanto sostiene il Pm Antonio Clemente, sono le comunicazioni redatte da Giuseppe Maggio, a nome della Sagittario srl valli immobiliari, e edilcostruzioni, depositate al Tar, con le quali affermava di aver rinunciato ad altri lavori perché incompatibili con l’aggiudicazione dell’appalto del nuovo centro termale. Identica accusa per Cilloni che avrebbe prodotto falsi documenti per l’altra ditta, Tema.

Quei documenti, però, erano alla base della sentenza del Tar prima e del consiglio di stato. In tutto ciò, però, Terme potrebbe essere costretta a pagare i 400mila euro prima di poter accertare se le accuse sono fondate o meno. Perché il Cosiglio di Stato ha nominato un commissario ad acta, il viceprefetto, per indurre Terme ad ottemperare alla sentenza. Il cda ha da poco chiesto al Consigli di Stato di sospendere la sentenza che impone il risarcimento, fintanto almeno che la magistratura penale non accerti la verità.

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