CAVALLINO- Non solo Cavallino. Anche i Comuni di San Cesario e San Donato potrebbero avere diritto al ristoro ambientale derivante dalla presenza dell’impianto di biostabilizzazione con annessa discarica di servizio e soccorso, e dell’impianto di produzione di CDR. Lo ha stabilito il Tar di Lecce, accogliendo il ricorso proposto dal Comune di San Donato, cui si è unito San Cesario, contro i consorzi ATO LE/1, Ato LE/2, ATO LE/3, che non si erano pronunciati sulle richieste di determinare il contributo socio-ambientale spettante, contributo che lo stesso Tar aveva riconosciuto a Cavallino e solo a Cavallino, poiché sede degli impianti.
Ora il passo indietro e la revoca di quegli stessi provvedimenti da parte dei giudici di via Rubichi. Il contributo va ripartito tra i tre Comuni, se si riesce a dimostrare che il centro abitato di San Donato e San Cesario è posto a distanza inferiore a quella tra le singole fonti di inquinamento e il centro di Cavallino. La logica è che anche le comunità vicine possono subire un pregiudizio, come è stato più volte sottolineato dai sindaci Andrea Romano ed Ezio Conte.
Sono le distanze, dunque, che dovranno essere verificate, compito affidato ai consulenti tecnici nominati dal Tar, Alfredo Rampino e Giuseppe Pezzuto, cui spetterà determinare anche il ristoro ambientale. È su questo che arriva la sferzata dai giudici amministrativi: “Il Collegio- è scritto- ritiene di dover ribadire il proprio avviso”: “All’indicazione della voce “ristoro ambientale” nell’offerta non corrisponda alcuna reale determinazione del costo relativo”, non calcolato, dunque, al momento dell’aggiudicazione al gruppo Cogeam.