Politica

Dal Pdl ultimatum a Letta. Ma le acque restano agitate

LECCE- La riunione è durata poco più di un’ora. Il tempo necessario a Silvio Berlusconi, per comunicare ai parlamentari la linea politica e cercare di calmare le acque agitate all’interno del partito.

Il Pdl lancia l’ultimatum al governo Letta: “Tempo una settimana per votare la legge di stabilità senza aumento delle tasse, il decreto sull’ Iva, e l’abolizione della seconda rata Imu.” I ministri resteranno fuori dal governo ma i senatori ritireranno le dimissioni. Se non arriveranno risposte, tutti a casa e dritti al voto.

Quanto alla fiducia che Letta sembrerebbe deciso a chiedere mercoledì mattina al Senato e nel pomeriggio alla Camera, ufficialmente non se ne è discusso ma si intravede la linea dura, ovvero voto contrario. Ma qualcuno a denti stretti è sicuro: “Le colombe ancora ci sono e se coperte dal voto segreto, le vedrete volare”.

Il punto, infatti, resta quello. L’agitazione interna al partito. Berlusconi in riunione ha spiegato che le dimissioni dei ministri le ha decise da solo, e non sollecitato dai consiglieri, per renderle coerenti con quelle dei senatori. Al punto che ora attende quelle dei sottosegretari. Ma sulle polemiche assicura: “E’ tutto chiarito”, nonostante la precisazione: “i panni sporchi si lavano in casa”.

Ma tempo per lavarli non ce ne è stato perché la riunione si è sciolta non appena Berlusconi ha concluso la sue comunicazioni. Tanto da far adirare Cicchitto, l’unica voce che ufficialmente resta fuori dal coro: “Avevo chiesto il dibattito – ha sbottato – ma mi è stato negato”. L’ordine, dunque, è quello di tacere. Di non far trapelare nulla se non la linea politica decisa.

E dunque, ufficialmente, si dicono tutti compatti. Salentini compresi. “Qui l’ex Ministro Fitto – dice più d’uno – ha in mano un partito saldo che si stringe attorno al suo leader Berlusconi”. Ma i pochi che hanno voglia di lasciare trapelare qualche informazione aggiuntiva, parlano di malumori irrisolti, di riunioni necessarie a capire dove andare, e del timore di essere ritenuti i responsabili di un voto anticipato che forse, l’elettorato non comprenderebbe completamente.

 

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